Alghe come cibo: nuova linee-guida europee per un mercato in fermento

12 Giugno 2019

Pubblicato dalla Commissione europea il rapporto Pegasus (Phycomorph european guidelines for a sustainable aquaculture of seaweeds), una vera e propria linea-guida, curata in collaborazione con l’Ec’s joint research centre (Jrc), per produttori, regolatori e istituzioni sulle alghe.

I presupposti che hanno portato alla stesura del documento partono da alcune considerazioni legate al consumo internazionale in grande aumento delle alghe che, secondo gli autori, possono rappresentare, se prodotte in maniera sostenibile, una fonte alternativa di cibo, carburante e beni primari per una popolazione mondiale che conterà nove miliardi di persone entro il 2050.

“La produzione mondiale è raddoppiata negli ultimi 10 anni, ma in Europa siamo piuttosto in ritardo rispetto ai paesi asiatici, nonostante l’ampio bacino di mercato, l’elevata biodiversità delle specie presenti nei nostri mari e la leadership indiscussa per quanto riguarda la ricerca scientifica in materia” sottolineano gli autori. “L’interesse dell’industria è crescente e dobbiamo supportarla con uno sviluppo sostenibile di tutto ciò che ruota intorno all’acquacoltura. Sono necessari investimenti che facilitino automazione e meccanizzazione del processo di coltivazione.  Dobbiamo, inoltre, chiarire le condizioni che favoriscano crescita e produzione delle diverse specie per ottenere un prodotto con il miglior rapporto costo/efficacia.

Sul fronte alimentare, oggi ci sono 29 specie di alghe riconosciute come edibili in Europa, alcune endogene altre importate. “Si tratta di un mercato promettente, ma con ostacoli da superare. Innanzitutto, è necessario un elenco aggiornato e completo delle specie di alghe autorizzate come cibo in Europa. Tale lista faciliterebbe il lavoro delle aziende che volessero introdurre nuovi prodotti sul mercato e aumenterebbe la consapevolezza del pubblico sull’uso delle alghe come cibo, in considerazione del fatto che proprio una scarsa conoscenza sia oggi causa di molto scetticismo nella popolazione generale. Proprio su questo fronte, sono altresì necessari studi scientifici e prove cliniche in grado di supportarne l’impiego come nutraceutici, piuttosto che cibi funzionali o superfoods. Infine, un aspetto chiave legato alla sicurezza riguarda il monitoraggio di metalli pesanti nelle alghe, quali per esempio iodio e arsenico, e la messa a punto di regolamenti aggiornati e chiari sui valori soglia dei diversi contaminanti. Già l’Efsa è al lavoro su questo fronte”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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