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Attività antivirale e immunomodulante dell’acido ascorbico

11 Marzo 2020

Il primo a postulare una relazione tra la vitamina C, o acido ascorbico, e il raffreddore comune è stato nel 1970 il famoso scienziato Linus Pauling, tanto da credere fermamente che l'integrazione di vitamina C potesse proteggere l'umanità dal raffreddore e dall'influenza.

Da allora, megadosi di vitamina C (3 g/die) hanno dimostrato di prevenire i sintomi del raffreddore e dell'influenza negli studenti di età compresa tra 18 e 30 anni, mentre dosi di vitamina C superiori a 1 g/die assunte poco dopo l'insorgenza di un sintomo del raffreddore non hanno ridotto la durata o la gravità dei sintomi in volontari adulti sani rispetto a una dose di vitamina C inferiore alla dose giornaliera minima raccomandata.

Le megadosi orali di acido ascorbico in una popolazione normale non sono consigliabili perché sono spesso causa di diarrea in soggetti normali. In casi di influenza confermata, pochi studi clinici hanno in realtà esaminato l'efficacia della vitamina C. In un trial controllato su 226 pazienti con influenza A, 114 partecipanti hanno ricevuto vitamina C 300 mg/die. I risultati hanno evidenziato la presenza di polmonite in due soggetti nel gruppo di trattamento e 10 nel gruppo di controllo, mentre i ricoveri in ospedale sono stati in media 9 giorni nel gruppo vitamina C e 12 giorni nel gruppo controllo.

L’ipotesi di Pauling era basata su studi in vitro, in cui dosi molto elevate di vitamina C, in presenza di rame e/o ferro liberi, hanno effettivamente attività antivirali, presumibilmente attraverso la generazione di perossido di idrogeno e altre specie radicali.

La vitamina C migliora la chemiotassi, la capacità fagocitica dei neutrofili e l'uccisione ossidativa e supporta la proliferazione e la funzione dei linfociti, mentre l'attività antivirale dell'acido ascorbico contro il virus dell'influenza non è dovuta alla sua interazione con gli antigeni H e N del virus, ma può essere legata al suo effetto pro-ossidante, all'arresto del ciclo cellulare in fase S o, forse, a entrambi. Pertanto, l'attività antivirale dell'acido ascorbico dovrebbe verificarsi indipendentemente dalla deriva antigenica del virus.

Il suggerimento che la vitamina C possa essere utile in una serie di infezioni virali si basa attualmente su due concetti: i pazienti con malattie infettive acute hanno bassi livelli di vitamina C circolante, probabilmente a causa del consumo metabolico, e la vitamina C ha proprietà immunomodulanti benefiche nei pazienti con infezioni virali, principalmente aumentando la produzione di interferoni α/β e riducendo quella di citochine pro-infiammatorie.

Diversi studi hanno rivelato che la carenza di vitamina C indotta sperimentalmente riduce le risposte immunitarie cellulari e umorali. Lo stesso effetto su diverse popolazioni di cellule immunitarie è stato dimostrato sia in modelli sperimentali in vivo che nell'uomo.

Negli studi clinici, il trattamento con vitamina C di soggetti sani ha promosso e potenziato l'attività delle cellule killer naturali, la proliferazione dei linfociti e la chemiotassi.

Nonostante la plausibilità biologica che la vitamina C possa essere utile nelle infezioni virali, in letteratura si ritrovano molte revisioni che non evidenziano alcuna correlazione tra l'integrazione di vitamina C e l'incidenza dei sintomi del raffreddore nella popolazione generale.

Esistono però diversi autori che mettono in discussione queste conclusioni dando colpa principalmente a metodologie di revisione imprecise. Gli studi di integrazione sono stati rivisti più volte, ma non hanno per lo più stimato la carica virale e la concentrazione di acido ascorbico disponibili nella secrezione respiratoria prima e dopo l'integrazione di vitamina C.

È stato infatti dimostrato che dopo l'integrazione di 1 g/d di vitamina C, la concentrazione di acido ascorbico nella secrezione bronchiale è di circa 90 μM, quantità inefficace per esibire un effetto antivirale ed ecco perché per ottenere un'alta concentrazione di acido ascorbico nell'epitelio bronchiale, di recente si sta proponendo l'integrazione di acido ascorbico per via inalatoria.

Attualmente Clinicaltrial.gov, registro di studi clinici gestito dalla National library of medicine degli Stati Uniti, elenca 29 studi in corso che stanno indagando sulla somministrazione di vitamina C nella sepsi.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • The antiviral properties of vitamin C. Expert Rev Anti Infect Ther. 2020 Feb;18(2):99-101. 
  • Immunomodulatory and Antimicrobial Effects of Vitamin C. Eur J Microbiol Immunol (Bp). 2019 Aug 16;9(3):73-79.
  • Combined inhalational and oral supplementation of ascorbic acid may prevent influenza pandemic emergency: A hypothesis. NutritionVolume 26, Issue 1January 2010Pages 128-132

 

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