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La dieta della fertilità per le donne

31 Maggio 2022

La fertilità femminile correlata all'ovulazione è influenzata da molteplici fattori e tra questi la dieta è sicuramente tra quelli a maggior impatto.

Dal Nurses' health study II, condotto su 17.544 donne che cercavano di concepire, arriva la maggior parte delle relazioni note tra la dieta e fertilità.

Tra i nutrienti che esercitano un'influenza positiva sull'ovulazione si trovano carboidrati a basso indice glicemico, proteine vegetali, acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi. Un ruolo significativo è attribuito alle vitamine del gruppo B, alle vitamine antiossidanti, alla vitamina D e al ferro. 

Alti livelli di insulina sono associati a genesi anomala degli steroidi ovarici, a sviluppo alterato degli ovociti e iperandrogenismo.

Una dieta con un alto indice glicemico e basso contenuto di fibre alimentari ha dimostrato di essere fortemente infiammatoria. In particolare, al fruttosio è attribuito un forte effetto pro-infiammatorio.

Inoltre, l'iperglicemia postprandiale, causata da grandi quantità di carboidrati ad alto indice glicemico, si associa a intensificazione dell'infiammazione e dello stress ossidativo attraverso la produzione di specie reattive dell'ossigeno.

Uno studio di coorte ha rivelato che le donne nel quintile più alto del consumo totale di carboidrati avevano un rischio maggiore del 78% di infertilità anovulatoria rispetto alle donne dal quintile più basso del consumo di questo macronutriente. I risultati sono stati confermati da una revisione sistematica di sette studi interventistici, che hanno rivelato che una dieta a basso contenuto di carboidrati si associa a un tasso di ovulazione più elevato. Gli studi hanno ben evidenziato che, oltre alla quantità, anche la qualità dei carboidrati è un fattore molto importante, con un ruolo di spicco attribuito alla fibra alimentare.

Sempre in termini di macronutrienti, diversi studi hanno dimostrato che le proteine ​​potrebbero avere un effetto negativo sulla fertilità, non tanto in relazione alla quantità, ma alla sua fonte. Per riassumere, sulla base della ricerca, si può ipotizzare che una quota maggiore di proteine ​​vegetali rispetto a quelle animali sia più vantaggiosa nel contesto dell'infertilità anovulatoria. Mancano invece solide prove per mettere in relazione il consumo di carne rossa all'infertilità anovulatoria, ma considerando il fatto che il consumo di carne rossa, particolarmente lavorata, aumenta la resistenza all'insulina, si può ipotizzare un suo effetto negativo sull'ovulazione. 

Mancano anche risultati espliciti sull'influenza dei prodotti lattiero-caseari sull'ovulazione. I dati presenti in letteratura sembrano mettere in correlazione l’alto contenuto in grassi saturi con disturbi dell'ovulazione.

È stato infatti dimostrato che gli acidi grassi saturi e i trans esercitano un effetto particolarmente negativo sull'ovulazione. Al contrario, una dieta ricca di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi sembra avere un effetto positivo sull'ovulazione, ma a oggi manca ancora una ricerca di buona qualità a darne prova inconfutabile.

Una dieta ricca di vitamine e minerali esercita un effetto estremamente significativo sull'ovulazionee particolare importanza è attribuita alle vitamine del gruppo B, che partecipano alla regolazione delle concentrazioni di omocisteina. 

Inoltre, il ruolo delle vitamine antiossidanti e della vitamina D sembra molto importante, così come l'effetto del ferro sulla regolazione dell'ovulazione sembra promettente, ma vi è una scarsità di studi per collegare il consumo di ferro all'ovulazione. Uno studio di coorte del 2018 ha valutato la correlazione tra il consumo di minerali e il rischio di disturbi dell'ovulazione, confermandola solo tra basso consumo di sodio, selenio e manganese. Il consumo giornaliero di sodio <1.500 mg, selenio <55 μg e manganese < 1,8 mg è stato infatti associato a un aumento del rischio di anovulazione rispetto a un consumo adeguato.

Sulla base dei risultati complessivi di questi studi, è stato sviluppato il cosiddetto modello di "dieta della fertilità", caratterizzato dal minor consumo di acidi grassi trans con il simultaneo aumento dell'apporto di acidi grassi monoinsaturi, un maggiore contenuto di proteine vegetali, di prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi, e basata su carboidrati con basso indice glicemico e alto contenuto di ferro.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • The influence of diet on ovulation disorders in women – A narrative review. Nutrients 2022, 14(8).
  • The effect of low carbohydrate diets on fertility hormones and outcomes in overweight and obese women: a systematic review. Nutrients 2017, 9(3), 204.
  • The association between trans fatty acids, infertility and fetal life: a review. 2019.Human Fertility, 22:3, 154-163.
  • Dietary minerals, reproductive hormone levels and sporadic anovulation: associations in healthy women with regular menstrual cycles. Br. J. Nutr. 2018, 120, 81-89.

 

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