Dieta e demenza: non conta solo il cibo, ma come gli alimenti si combinano tra loro

28 Aprile 2020

Non basta sapere quali cibi mangiamo, ma, a protezione delle cellule cerebrali, è fondamentale capire come li combiniamo tra loro. Questa potrebbe essere una delle chiavi di volta in grado di prevenire l’insorgenza di demenza secondo uno studio appena pubblicato su Neurology.

Un’analisi che indaga il circuito di connessione che lega tra loro gli alimenti e dalla quale emerge come una dieta ricca di carni processate, patate o spuntini quali biscotti e cioccolato esponga maggiormente al rischio di demenza rispetto a chi segue diete più sane.

"Esiste una complessa interazione tra gli alimenti che compongono la nostra dieta ed è importante capire come questo network possa influenzare il cervello", sottolinea Cécilia Samieri, ricercatrice all’Università di Bordeaux e tra gli Autori dello studio.

"Numerose analisi hanno dimostrato che una dieta più sana, per esempio ricca di verdure a foglia verde, pesce, cereali integrali e noci, può ridurre il rischio di demenza. Molti di questi studi si sono concentrati sulla quantità e sulla frequenza di consumo. Il nostro lavoro ha fatto un passo avanti, provando a mettere in relazione i cibi tra loro e valutandone gli effetti sulla salute cerebrale".

Lo studio ha coinvolto 209 persone con demenza, di età media pari a 78 anni, e 418 controlli sani. Tutti avevano compilato, cinque anni prima, un questionario in cui venivano raccolte informazioni sulle abitudini alimentari di un anno in termini di qualità, quantità e frequenza di assunzione del cibo consumato. Ogni due-tre anni, veniva effettuato un check-up clinico.

Dai dati del questionario, i ricercatori hanno poi ricostruito quali cibi venissero più frequentemente mangiati insieme nei due gruppi di studio. Mentre le quantità non differivano granché, i gruppi alimentari e come venivano combinati invece sì.

“Un punto fermo nella rete alimentare di chi ha sviluppato demenza era il consumo di carni trasformate” raccontano gli autori. “In questo gruppo, salsicce, salumi, paté venivano consumati molto spesso insieme a patate, alcol e snack dolci: un indicatore del fatto che, probabilmente, è la frequenza con cui la carne processata viene combinata con altri cibi poco salutari che incide maggiormente rispetto alla quantità. Per esempio, le persone con demenza, tendevano ad accompagnare cibi derivati da carni lavorate con le patate, mentre gli altri più con frutta, verdura, pesce e frutti di mare”.

In generale, i soggetti sani denunciavano una maggiore varietà nella dieta, composta da un network di alimenti più sani comprendente frutta, verdura, pesce, carne di pollame e carne rossa non trasformata.

"Dai nostri dati emerge che una dieta diversificata che includa una varietà di cibi sani, si correla a minor rischio di sviluppare demenza", dice Samieri. “In effetti, abbiamo riscontrato differenze nel network alimentare che potrebbero configurarsi come fattori prognostici dell’insorgenza di malattia: studiare la dieta e le combinazioni dei cibi può aiutare a comprendere meglio l’evoluzione dello stato di salute”.

 

 

 

 

 

 

 

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