Scompenso cardiaco, smentito il “paradosso dell’obesità”: grasso significa pericolo

31 Marzo 2023

I pazienti con insufficienza cardiaca in sovrappeso o obesi hanno meno probabilità di finire in ospedale o morire rispetto ai normopeso? Sembrava così, al punto da esser definito un paradosso dell'obesità. Ora, però, uno studio, pubblicato sull'European heart journal, cambia completamente le carte in tavola, svelando il perché di quell’errata conclusione: il Bmi come parametro predittivo è fuorviante. Altri sono i marcatori da prendere in esame, che svelano l’esatto opposto del paradosso.

John McMurray, docente di Cardiologia presso l'Università di Glasgow e coordinatore della ricerca: "Finora si è pensato che l'obesità potesse rappresentare un fattore protettivo nei pazienti con insufficienza cardiaca e ridotta frazione di eiezione. Ci sembrava un’anomalia e abbiamo pensato che tutto dipendesse dall’aver scelto come parametro il Bmi, indicatore però debole della distribuzione corporea del tessuto adiposo”.

Ecco così che il nuovo studio ha valutato, oltre al Bmi, il rapporto vita-altezza, la circonferenza vita e il rapporto vita-fianchi. I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.832 donne e 6.567 uomini con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta, arruolati nello studio internazionale Paradigm-Hf e per i quali erano a disposizioni dati su Bmi, pressione arteriosa, misure antropometriche, esami ematochimici, anamnesi e trattamenti. Obiettivo: individuare e valutare chi fosse stato ricoverato in ospedale per insufficienza cardiaca o fosse deceduto in relazione alla patologia.

Inizialmente, si è notato un tasso di mortalità più basso in chi presentava un Bmi di 25 kg/m2 o più, ma dopo aggiustamento dei dati per tenere conto di tutti gli altri fattori confondenti, la correlazione è scomparsa.

Jawad Butt, ricercatore del Copenhagen university hospital, prima firma dello studio: "Il paradosso era molto meno evidente quando abbiamo esaminato il rapporto del giro vita rispetto all’altezza, ed è scomparso dopo aggiustamento per tutte le altre variabili prognostiche. Una maggiore quantità di grasso corporeo è risultata associata a maggior rischio di morte od ospedalizzazione. Osservando il rapporto giro vita-altezza, è emerso che il quintile delle persone con più grasso aveva un rischio aumentato del 39% di essere ricoverato in ospedale per insufficienza cardiaca rispetto al quintile dei soggetti con la quantità di grasso più bassa.

Conclude McMurray: “Il nostro studio mostra che il paradosso scompare quando usiamo metodi migliori per misurare il grasso corporeo. Il Bmi non tiene conto dei depositi di grasso nei diversi distretti dell’organismo o della sua quantità rispetto a massa magra o al peso dello scheletro, che può variare a seconda del sesso, dell'età e della razza. In caso di insufficienza cardiaca in particolare, anche il liquido trattenuto contribuisce al peso corporeo. Sono gli indici che non includono il peso, come il rapporto giro vita-altezza, che hanno chiarito la vera relazione tra grasso corporeo ed esiti del paziente nel nostro studio, dimostrando che una maggiore adiposità è in realtà associata a esiti peggiori e non migliori”.

Nicola Miglino

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