Probiotici: review riepiloga effetti sulla funzione cognitiva

20 Gennaio 2022

Probiotici come strategia per ridurre il rischio di declino cognitivo. Un tema che sta riscontrando un interesse crescente nella comunità scientifica, al punto che un gruppo di scienziati dell’Università di Reading, in Inghilterra, ha deciso di effettuare una revisione sistematica della letteratura sull’argomento per dare contezza di quanto oggi noto sugli effetti neurocognitivi di un intervento sul microbiota intestinale. I risultati della loro analisi sono stati pubblicati di recente su Neuroscience & Biobehavioral Reviews.

Trenta i lavori selezionati, tutti condotti sull’uomo, con almeno un ceppo probiotico vivo e con la valutazione di almeno un indicatore di abilità cognitive tra memoria, capacità di attenzione/concentrazione e funzione esecutiva, intesa, quest’ultima, come idoneità a pianificare e attuare progetti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo. I risultati sono stati raggruppati per fasce d’ età.

Età pediatrica

Tre studi hanno preso in esame bambini nati prematuramente, con peso molto basso alla nascita, cui è stato somministrato il probiotico sino alle dimissioni dall'ospedale. Seguiti per periodi variabili, da 18 mesi a 5 anni, l’integrazione non ha evidenziato alcun impatto sullo sviluppo cognitivo. Ceppi utilizzati nei diversi trial: L. reuteri, L. acidophilus e B. infantis, S. thermophilus e B. lactis. Stessi risultati in due studi su neonati a termine, con L. rhamnosus/B. animalis e B.longum/L.rhamonos.

Adulti

Quattro studi hanno valutato l’effetto di una supplementazione con probiotici sull'encefalopatia epatica, una complicanza della cirrosi che può causare una compromissione della memoria e delle funzioni cognitive.

In un caso, i partecipanti affetti da encefalopatia hanno ricevuto probiotici per due mesi evidenziando un miglioramento significativo già dopo 30 giorni dei diversi indicatori presi in esame, così come, d’altra parte, avvenuto nel gruppo di controllo. Due studi sui tre rimanenti, infine, condotti su pazienti con cirrosi ma senza encefalopatia epatica conclamata, hanno mostrato benefici sulle performance cognitive dopo 8-12 settimane di trattamento.

Interessanti i risultati di uno studio pilota seguito da un più ampio trial controllato vs placebo, non randomizzato, su pazienti Hiv positivi trattati con un probiotico multiceppo (L. plantarum, S. thermophilus, B. breve, L. paracasei, L. delbrueckii subsp. bulgaricus, L. acidophilus, B. longum e B. infantis) per sei mesi. In entrambi i casi si è riscontrato un miglioramento significativo nei test mnemonici e di fluidità verbale.

Infine, tre studi includevano persone con fibromialgia, sindrome da stanchezza cronica e depressione. Nel primo caso, un trattamento di otto settimane con un multiceppo costituito da L. rhamnosus GG, L. casei, L. acidophilus e B. bifidus, ha mostrato di migliorare i comportamenti basati sull’impulsività. Nel secondo, un ciclo di quattro settimane di probiotici (L. rhamnosus, B. lactis, B. breve e B. longum) più antibiotico (eritromicina) ha consentito migliori performance su memoria, attenzione, velocità di elaborazione del pensiero e scioltezza verbale. Nel terzo, otto settimane di trattamento con probiotico (L. plantarum) e antidepressivo hanno dimostrato miglioramenti nella memoria a breve termine e nella ricerca visiva in soggetti affetti da depressione maggiore rispetto ai controlli trattati solo con il farmaco.

Su soggetti adulti sani, invece, gli studi presi in esame non hanno evidenziato alcun beneficio con l’utilizzo di probiotici.

Anziani

Tre ricerche hanno valutato gli effetti della supplementazione di probiotici in anziani con lieve deterioramento cognitivo. In uno studio pilota, a braccio singolo, 24 settimane di trattamento con probiotici (B. breve) hanno migliorato i punteggi del Mini-mental state examination (Mmse). Successivamente, però, lo stesso studio, allargato e con gruppo placebo di controllo, non ha mostrato differenze a 12 settimane nei due bracci.

Altri tre studi su malati di Alzheimer trattati con probiotici per 12 settimane, hanno dato risultati eterogenei. Due (il primo con L. acidophilus, L. casei, Lactobacillus fermentum e Bifidobacterium bifidum, l’altro con L. acidophilus, B. bifidum e B. longum), hanno mostrato un miglioramento nei punteggi Mmse, mentre il terzo, che ha utilizzato un altro test di valutazione, non ha riscontrato effetti significativi.

Infine, due trial, controllati vs placebo, di 12 settimane su anziani sani: uno, con L. helveticus, ha dimostrato un miglioramento significativo di alcune funzioni cognitive, l’altro, con B. longum, B. infantis e B. breve, no.

Conclusioni

 “Gli studi su neonati e bambini evidenziano pochissimi benefici dall'integrazione”, sottolineano gli Autori. “Tuttavia, i trial su giovani e adulti di mezza età forniscono prove di efficacia, soprattutto in situazioni cliniche in cui la funzione cognitiva è compromessa. Allo stesso modo, gli studi sugli anziani ci consegnano alcune prove convincenti, in particolare sulle performance legate alla memoria. Tuttavia, il nostro lavoro ha evidenziato una serie di problemi metodologici nei vari studi che rendono difficile l'interpretazione dei dati. È necessario un numero maggiore di trial clinici controllati, con un focus specifico sulle prestazioni cognitive per identificare quelle a maggior beneficio e le popolazioni più indicate al trattamento”.

Nicola Miglino

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