Alimenti funzionali: ecco la pasta italiana con pre e probiotico, premio all’innovazione

27 Ottobre 2021

È Donato Angelino, ricercatore della Facoltà di Bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell’Università di Teramo, il recente vincitore del Premio “Pietro Antonio Migliaccio” per la ricerca in alimentazione e nutrizione umana della Sisa (Società italiana di scienze dell’alimentazione). Un riconoscimento, negli obiettivi, all’impegno di giovani ricercatori “che abbiano pubblicato, su riviste scientifiche internazionali, lavori scientifici innovativi, originali, di grande impatto mediatico e in grado di aprire nuovi orizzonti nel campo dell’alimentazione e della nutrizione umana".

Angelino ha vinto grazie a uno studio, pubblicato su The journal of nutrition, che ha valutato l’effetto di una pasta integrale simbionte su metabolismo glicemico, risposta infiammatoria/immunitaria e composizione del microbiota di 41 soggetti adulti in stato di sovrappeso/obesità, senza modificare le loro abitudini alimentari e lo stile di vita.

“Nella ricerca, per la prima volta, sono stati aggiunti nell’impasto della pasta un prebiotico, costituito da beta-glucani da orzo, e un probiotico, il Bacillus coagulans, trasformandola in un alimento simbionte in grado di modulare la flora microbica dell’intestino ed esercitare un’azione antinfiammatoria e immunomodulante”, dice Angelino. “La vera innovazione di questa formulazione è l’aggiunta di un probiotico a un prodotto che verrà cotto: l’utilizzo, per la prima volta, del Bacillus coagulans sottoforma di spora nell’impasto ha permesso al probiotico di sopravvivere alla cottura e alle varie barriere fisiologiche del tratto gastrointestinale, permettendogli di giungere a livello del colon, dove ha potuto espletare le sue funzioni biologiche”.

Gli effetti metabolici del consumo giornaliero della pasta simbionte, rispetto a una pasta di controllo, sono stati valutati per 12 settimane su 41 soggetti adulti, ma in uno stato di sovrappeso/obesità. L’ipotesi innovativa era di verificare la capacità da parte di un alimento ad alto consumo come la pasta, in grado di modulare il metabolismo glicemico, di modulare anche la risposta infiammatoria/immunitaria dei soggetti grazie ai composti simbionti presenti nell’impasto.

“Non solo”, precisa Angelino. “È stato anche valutato come venisse modulato il microbiota intestinale, il cui metabolismo influenza fortemente numerosi parametri metabolici, soprattutto quelli legati ai lipidi. Ulteriore forza dello studio è stata la scelta di non modificare le abitudini alimentari e lo stile di vita dei soggetti partecipanti, al fine di porsi in una condizione di real life, dove l’unica variabile fosse il consumo giornaliero della pasta simbionte”.

I risultati non hanno mostrato differenze significative nei parametri considerati, né all’inizio dello studio né ai vari tempi di campionamento, quando è stata presa in esame tutta la popolazione. Tuttavia, focalizzandosi solamente sui soggetti con una maggiore alterazione metabolica, quali, per esempio, gli obesi, i risultati hanno mostrato che, dopo 12 settimane di intervento, quei soggetti che avevano consumato la pasta simbionte avevano valori ematici di proteina-C-reattiva e rapporti c-Ldl/Hdl significativamente più bassi rispetto ai soggetti obesi in intervento con pasta di controllo.

Inoltre, i soggetti iperglicemici che mangiavano pasta innovativa per 12 settimane avevano un valore significativamente più basso di resistina plasmatica, un nuovo marker di rischio cardiovascolare, rispetto alla pasta controllo.

I risultati microbiologici, infine, hanno dimostrato che il Bacillus coagulans è arrivato vivo e vitale a livello del colon e si è osservato un aumento dell’abbondanza di ceppi microbici benefici.

“Il nostro studio ha mostrato come l’utilizzo di un alimento altamente consumato come la pasta possa essere utilizzato come vettore di probiotici e prebiotici, amplificando lo spettro dei suoi effetti funzionali sul metabolismo glicemico, lipidico ed esercitando un’azione antinfiammatoria”, conclude Angelino. “L’effetto sembra esercitarsi preferenzialmente in soggetti caratterizzati da un’alterazione dell’omeostasi metabolica e immunitaria, come quelli in sovrappeso e obesi, target preferenziale di ogni strategia di prevenzione delle malattie cardiovascolari.  I risultati suggeriscono l’importanza di utilizzare alimenti ad alto consumo, arricchiti di ulteriori composti funzionali, al fine di ottimizzare gli interventi nutrizionali di prevenzione cardiovascolare senza modificare drasticamente le abitudini alimentari dei soggetti, aumentando le probabilità di successo”.

Nicola Miglino

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