“Sebbene la fisiopatologia dei disturbi dell'umore presenti molti aspetti ancora da chiarire, sempre maggiore attenzione dei ricercatori viene rivolta alla sua correlazione con la disbiosi intestinale” sottolineano gli Autori. “Le osservazioni accumulate in questi anni, infatti, hanno svelato un’asse intestino-cervello, un sistema di comunicazione bidirezionale tra i due organi, che suggerisce come il microbiota intestinale sia in grado di influenzare le funzioni cerebrali e lo stato psicologico di ciascuno di noi”.
L’analisi dei ricercatori giapponesi, a braccio singolo, ha coinvolto 18 partecipanti (14 donne, 4 uomini) con diagnosi di Disturbo depressivo maggiore o bipolare fatta sulla base dei punteggi ottenuti tramite la Hamilton depression rating scale.
Per 12 settimane hanno consumato, due volte al giorno, 80 mg di latte fermentato con Lcs (8.0×1010 Cfu/die), in aggiunta alle terapie farmacologiche in corso, sottoponendosi periodicamente a test di valutazione psichiatrica ed esami per l’analisi del microbiota, della permeabilità e dell’infiammazione intestinali.
Sul fronte psichiatrico, a fine trattamento si è registrata una significativa riduzione dei sintomi depressivi, accompagnata da miglioramenti della qualità del sonno e correlata a un arricchimento, a livello intestinale, di Bifidobacterium e Atopobium, due generi di Actinobacteria, famiglia nota per il suo ruolo nello sviluppo e nel mantenimento dell’omeostasi intestinale e per la capacità di produrre acidi grassi a catena corta. Nessun cambiamento significativo, invece, per ciò che concerne permeabilità e infiammazione intestinali.
Così concludono gli Autori: “Nel nostro studio, abbiamo potuto osservare un miglioramento significativo dei sintomi depressivi dopo trattamento con LcS. Il beneficio si è rivelato in correlazione con le condizioni del microbiota intestinale, in particolare nel momento in cui si evidenziava maggiormente la presenza di Bifidobacterium e Atopobium, suggerendo come tale strategia possa portare a un miglioramento dei sintomi depressivi. Pertanto, interventi mirati su questi batteri intestinali sono da considerarsi potenziali candidati per ricerche future, alla luce delle evidenze delle loro interazioni con LcS e del possibile effetto sinergico”.