Omega-3, Dha ad alte dosi riduce rischio di parto pretermine

26 Maggio 2021

L’assunzione di Dha (acido docosaesaenoico) ad alte dosi nella seconda parte della gravidanza è in grado di ridurre il tasso di parti pretermine e prevenirne i pericoli correlati. Sono i risultati di uno studio condotto da clinici dell’University of Kansas medical center, finanziato dai National institutes of health e pubblicato nei giorni scorsi su EClinicalMedicine.

Già altri studi avevano provato a indagare gli effetti di Dha e altri Omega-3 sull’incidenza di parti pretermine, senza però arrivare a conclusioni certe sia su quali molecole fossero più efficaci, sia sui dosaggi.

Nello studio, randomizzato e in doppio cieco, sono state arruolate 1.100 donne tra il terzo e il quinto mese di gravidanza, suddivise in due gruppi che hanno ricevuto, rispettivamente, 200 o 1.000 mg/die di Dha. Obiettivo: confrontare il tasso di incidenza di parti pretermine, valutandolo anche in rapporto ai livelli iniziali pre-trattamento di Dha.

I risultati hanno evidenziato un’incidenza complessiva dell’1,7% di parti pretermine nel gruppo che aveva ricevuto il dosaggio più alto rispetto al 2,4% di chi aveva ricevuto i 200 mg/die. Una sottoanalisi, poi, ha evidenziato benefici maggiori delle alte dosi in coloro che avevano già in partenza bassi livelli di Dha (2% di parti pretermine rispetto al 4,1% di quelle con bassi livelli di Dha iniziali ma trattate con la dose standard). Per contro, non si sono riscontrati benefici degli alti dosaggi tra quante già presentavano livelli elevati di Dha a inizio studio.

“I risultati del nostro studio mostrano come una supplementazione giornaliera di 1.000 mg di Dha è più efficace di 200 mg nel ridurre l’incidenza di parti pretermine, con effetti ancor più marcati nelle donne che iniziano la gravidanza con livelli bassi di acido docosaesaenoico”, commentano gli Autori. “Abbiamo visto, infatti, che quante, a inizio studio, avevano i livelli più bassi di Dha, dimezzavano il rischio di parto pretermine con gli alti dosaggi rispetto ai 200 mg/die. Nessuna differenza, invece, tra quante partivano già con livelli adeguati. Sono dati di cui tener conto, sia da parte delle istituzioni, sia da parte dei clinici. Nel primo caso, redigendo indicazioni sulle dosi di Dha raccomandate in gravidanza. Nel secondo, suggerendo ai medici di indagare sempre i livelli di Dha nelle gravide, proponendo un’integrazione a dosi elevate in caso di carenza”.

Nicola Miglino

 

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