Per un anno, tutti hanno seguito un programma nutrizionale con l’obiettivo di ridurre il rischio di sviluppare la malattia, ma solo il gruppo di intervento ha aggiunto 200 grammi a settimana di sardine (due scatolette in olio d'oliva) alla dieta, agevolato da una serie di suggerimenti ottenuti attraverso ricette sfiziose e con l’indicazione di mangiarle intere, lische comprese, sfruttandone così il contento in calcio e vitamina D.

Del gruppo di controllo, il 27% era ad alto rischio di sviluppare diabete, ridottosi al 22% dopo un anno dall’inizio dello studio. Nel gruppo “sardine”, invece, si è passati dal 37 all’8%, osservando miglioramenti anche su altri indicatori, quali Homa-Ir (un indice di resistenza all'insulina), c-Hdl, adiponectina, trigliceridi e pressione sanguigna.

La ricchezza di taurina, Omega-3, calcio e vitamina D viene ritenuta dagli Autori il segreto di tale risultato: "Un effetto sicuramente determinato dalla sinergia che esiste tra i singoli nutrienti”, sottolinea Diana Diaz Rizzolo, ricercatrice all’Universitat Oberta de Catalunya's di Barcellona.

Visti i risultati, i ricercatori stanno ora concentrandosi sul microbiota intestinale: “Agisce su molti processi biologici e dobbiamo capire se può esercitare un ruolo in questo effetto protettivo contro il diabete 2", conclude Rizzolo. “In aggiunta, abbiamo anche avviato studi sulla modulazione dell'espressione di alcuni geni legati all'infiammazione, che potrebbero avere un ruolo nell'insorgenza del diabete 2 e di varie altre malattie”.

Nicola Miglino