Contraffazione: i rischi in Ue per il mercato degli integratori

23 Gennaio 2020

Il mercato degli integratori è in costante crescita e con esso il rischio di avere in commercio prodotti contraffatti, presentati come naturali, ma addizionati di sostanze non ammesse e/o principi attivi farmaceutici. In quest’ambito, di recente è stata effettuata una fotografia del fenomeno in Ue grazie al progetto Asklepios, finanziato da Europol (Eurpean police office) e che ha coinvolto 13 paesi europei (Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna e Ungheria).

A loro è stato richiesto di acquistare integratori alimentari pubblicizzanti attività dimagrante o brucia grassi sul proprio mercato nazionale su canali legali e, in particolare, in palestre, negozi benessere e per la cura del corpo e dell’alimentazione e negozi etnici.

Successivamente, i campioni sono stati fatti pervenire in Italia, all’Istituto superiore di sanità, sotto il coordinamento dei Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) per essere sottoposti ad analisi chimiche mirate. Il campionamento è avvenuto tra dicembre 2015 e maggio 2016, per un totale di 99 campioni. I risultati sono stati resi noti nei mesi scorsi.

Ogni campione ha ricevuto un’analisi visuale e strumentale. Nella prima, venivano valutati il confezionamento secondario e primario, le diciture al fine di evidenziare la presenza di possibili errori tipografici, la coerenza tra data di scadenza e il numero di lotto, la presenza del nome del produttore e del paese di produzione. Con la seconda, invece si andavano a esaminare i componenti presenti.

Sono stati sottoposti ad analisi, in totale, 75 campioni dei 99 raccolti che risultavano conformi alle richieste. I risultati hanno evidenziato come ben il 15% dei campioni analizzati conteneva sostanze non ammesse negli integratori (soprattutto 2-feniletilammina, arecolina, chetone di lampone, guggulsterone, octopamina e dimetilamminoetanolo), per la loro attività farmacologica o perché considerate novel food.  Circa il 7% dei campioni conteneva yohimbina, sostanza attualmente vietata negli alimenti.

In due campioni è stata trovata yohimbina anche se non dichiarata in etichetta. Solo un campione conteneva sibutramina e fenolftaleina, sostanze farmacologicamente attive vietate in quanto pericolose per la salute. Nello stesso campione è stato anche trovato il principio attivo farmaceutico sildenafil e un analogo della sibutramina (benzil-sibutramina) non autorizzato e di cui non sono noti i possibili effetti tossici nell’uomo. In alcuni campioni sono state trovate sostanze permesse negli integratori alimentari ma che non erano dichiarate in etichetta, anzi, in un caso, era dichiarata espressamente l’assenza della sostanza trovata (“caffeine-free”). La sinefrina e la caffeina, non dichiarate in etichetta, possono rappresentare un rischio per la salute del consumatore.

Solo il 69% dei prodotti analizzati è risultata conforme alle normative vigenti: considerando che tutti i campioni esaminati provenivano dal mercato legale, ci si aspettava sicuramente un numero più esiguo di campioni non in regola.

Rispetto ai luoghi di vendita degli integratori alimentari, quelli a maggior rischio di contraffazione sono risultati i negozi etnici e orientali e i body building shop.

I dati complessivi hanno anche evidenziato come la maggior parte dei campioni illegali avesse anche il maggior numero di non conformità in etichetta. Da ciò si desume che un’analisi attenta dell’etichettatura rappresenta già un primo importante momento di screening rispetto alla contraffazione di un prodotto.

Infine, rilevanti sono le differenze tra le normative nazionali in materia di integratori nell’ambito dei diversi paesi della Ue e sarebbe pertanto auspicabile una armonizzazione al fine di rendere più sicuro il mercato.

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