Dr. Ventriglia, quali provvedimenti si possono prendere per il buon funzionamento del nostro sistema immunitario? Ci sono cibi più indicati di altri?
Ogni anno, con l’arrivo della brutta stagione, si torna a parlare di difese immunitarie ma quest’anno, complice l’arrivo dell’endemia di Covid-19, poi diventata pandemia, la cosa si è protratta anche in piena primavera. Credo quindi che tutti sappiano ormai che uno stile di vita attivo e un’alimentazione sana ricca di frutta e verdura fresche giocano un ruolo molto importante per la nostra salute, ivi compreso il sistema immunitario, deputato a difenderci dagli attacchi di batteri e virus.
Quale ruolo può svolgere la cosiddetta medicina naturale nel supportare un buon stato di salute del sistema immunitario?
Faccio una premessa. Io sono nato e mi sono formato nell’ambito della medicina allopatica, fondata su un ragionamento clinico rigoroso e sulla cosiddetta Evidence based medicine che fa riferimento a prove di efficacia ottenute mediante studi che rispondano a una serie di regole condivise dalla comunità scientifica internazionale. Una medicina che ricorre all’impiego di farmaci, frutto anch’essi di una ricerca basata su regole rigorose e condivise, quando ce ne sia necessità. Condivido peraltro i principi proposti da due “movimenti” presenti a livello mondiale quali Slow Medicine, che propone una medicina “sobria, rispettosa e giusta”, e Choosing wisely - “Scegliere con saggezza” - e quindi mi piace anche pensare a una pratica medica che si propone di fuggire dagli eccessi sia nei percorsi di diagnosi sia negli interventi terapeutici, rammentando che “fare di più non vuol dire fare meglio”. Mi piace anche pensare che se i farmaci, insieme ad altri fattori frutto del progresso e del miglioramento delle condizioni di vita, sono stati e restano presidi fondamentali per la lotta contro malattie anche molto gravi e magari mortali, esistono tante condizioni in cui acquistano maggior valore lo stile di vita salutare, l’alimentazione e, perché no, l’assunzione di rimedi naturali, senza pensare di navigare nel mare delle medicine alternative.
Cosa vuol dire esattamente?
Voglio dire che fino a qualche tempo fa l’impiego delle sostanze naturali era visto come una sorta di alternativa alla medicina scientifica che faceva riferimento in modo pressoché esclusivo sulla famosa tradizione d’uso che, tra l’altro, conserva sempre il suo valore di riferimento. Oggi, invece, grazie a tecnologie e indagini molto sofisticate e all’avanguardia che vanno dalla genomica, alla trascrittomica, alla proteomica e così via, è stato possibile dimostrare che queste sostanze naturali possono offrirci rimedi dotati di proprietà straordinarie in grado di interagire meravigliosamente con il metabolismo dei nostri sistemi biologici. Insomma, l’impiego di sostanze complesse, quali sono quelle derivanti da piante officinali antiche quanto l’uomo con il quale si sono co-evolute, appare in molti casi la migliore maniera per aiutare il nostro organismo a mantenere in buon equilibrio i suoi complessi sistemi. Ovviamente nei casi in cui si dimostra troppo riduttivo il ricorso a un farmaco dotato di un’azione mirata su singoli bersagli secondo il noto principio molecola-recettore, peraltro insostituibile in moltissimi casi.
E dunque possiamo guardare alla medicina naturale per il “buon equilibrio”, come dice lei, del nostro sistema immunitario?
Per quanto concerne l’impiego di sostanze naturali, è noto che alcune piante officinali come il ginseng, l’echinacea, l’acerola o il sambuco possono aiutarci a mantenere l’efficienza del nostro sistema immunitario. Queste sostanze naturali non hanno ovviamente il valore di un vaccino o di un farmaco, indispensabili per molte malattie, ma possono svolgere un’azione importante di supporto dei nostri sistemi fisiologici, contribuendo a mantenerne l’efficienza e l’equilibrio.
Oggi, in questo ambito, la medicina basata sulle evidenze ha fatto molti progressi. Possiamo fare una carrellata delle sostanze a maggiore evidenza scientifica?
Sono davvero molte. Giusto per citarne qualcuna, il ginkgo, per un supporto a funzioni quali memoria o concentrazione, la serenoa, per mantenere la prostata in buona salute, il mirtillo, per la funzionalità del microcircolo e della vista, l’iperico per l’equilibrio dell’umore. E poi il biancospino, gruppi di sostanze quali i tannini e alcuni tipi di complessi polisaccaridici, il the verde, il cardo mariano. Certo, in questo campo è fondamentale affidarsi a produttori che siano anche fortemente impegnati nel campo della ricerca sul mondo dei complessi molecolari naturali e diano quindi le migliori garanzie di estrarre dalle nostre amiche piante le sostanze più utili e nella forma che più si addice alla complessità dell’uomo.
Nicola Miglino