Steatosi epatica non alcolica, nelle donne una minaccia per il cuore

03 Dicembre 2019

Occhio alla steatosi epatica non alcolica nelle donne: è un potente fattore di rischio cardiovascolare in grado di annullare l’effetto protettivo su cuore e vasi degli estrogeni.

Il segnale d’allarme giunge dagli specialisti della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige), sulla base dei risultati di uno studio appena pubblicato sull’American journal of gastroenterology

La steatosi epatica non alcolica (Nafld), è definita dall’accumulo eccessivo di grasso nel fegato in soggetti che non abusano di alcol. Studi degli ultimi 5-6 anni hanno dimostrato non solo è associata alle componenti della sindrome metabolica, ma può anche contribuire alla genesi della sindrome metabolica stessa e rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete. Non deve quindi sorprendere che le principali cause di mortalità nei pazienti con Nafld siano di origine cardiovascolare.

“Numerosi studi di popolazione, sia in Europa che negli Stati Uniti, hanno dimostrato che il sesso femminile, probabilmente a causa del differente assetto ormonale, è protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari come l’infarto o l’ictus” sottolinea una nota Sige. Lo studio americano ha voluto verificare se il sesso rimane un fattore protettivo nei confronti di infarto e ictus nelle donne con Nafld. Nello specifico, hanno preso in esame tutti i casi di Nafld nella contea di Olmsted, in Minnesota, dal 1997 al 2014, confrontandoli con una popolazione, analoga per età e sesso, di soggetti senza steatosi. Nei due gruppi è stata valutata l’incidenza di infarto del miocardio, angina e ictus nei sette anni di follow up. I risultati hanno confermato che, nella popolazione generale, infarto del miocardio e ictus sono ridotti nella popolazione femminile rispetto a quella maschile. Quando invece si considerano i soggetti con Nafld, l’incidenza di eventi ischemici cardiovascolari risulta sovrapponibile nei due sessi. Le donne con steatosi sono affette da malattie cardiovascolari in età più giovane rispetto quelle senza, raddoppiando il rischio di infarto e/o ictus nelle donne giovani o di mezza età con fegato grasso.

Così Domenico Alvaro, presidente Sige: “Sono ormai consolidate le evidenze che dimostrano come il fegato grasso rappresenti una variabile predittiva di rischio di malattie cardiovascolari, di sindrome metabolica e di rischio oncologico. Pertanto, quando in un paziente viene scoperta la presenza di steatosi epatica, dovrebbero essere messe in atto tutte le misure per una adeguata e globale valutazione dello stato di salute, oltre che misure dietetiche e comportamentali atte a ridurre i rischi”.

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