Anoressia, quasi mai è mentale. I nutrizionisti: “Fenomeno grave ma nascosto”

11 Settembre 2019

L’anoressia non è solo mentale. Nel 92% dei casi è legata ad altri fattori eziopatogenetici, a partire da patologie oncologiche (42%), neurologiche (27%) e cause di varia natura per il restante 23%.

“Eppure” – sottolinea Maurizio Muscaritoli, presidente della Società italiana di nutrizione clinica (Sinuc) – “di tutto questo mondo nessuno parla”.

La cosiddetta malnutrizione calorico proteica (Mcp) è una condizione che caratterizza, infatti, moltissime malattie acute, croniche, oncologiche e che rappresenta una costante in tutti i casi di immobilità o allettamento del paziente. Anche durante un breve ricovero la perdita di peso e massa muscolare hanno conseguenze metaboliche rilevanti e drammatiche se non trattate.

“Il 40-80% dei pazienti oncologici presenta qualche disturbo nutrizionale, dallo scarso appetito a un ridotto introito calorico: un insieme che produce rapida e marcata perdita di peso” sottolinea Muscaritoli.

La sindrome anoressia-cachessia in oncologia, precisa Sinuc in una nota, è l'evoluzione di una forte anoressia a cui si aggiungono anche componenti ormonali, quali per esempio il fattore proteolitico o elevati livelli di serotonina cerebrale, che non solo non aiutano l'appetito del paziente ma portano a una perdita di massa muscolare e grassa. Eppure, sostengono gli esperti, basterebbe uno screening seguito da un percorso nutrizionale per aiutare quel 25% di persone che non supera la malattia oncologica per cause nutrizionali. Discorso simile per i nefropatici: la prevalenza di Mcp nelle fasi precedenti alla dialisi va dal 20 all’80% mentre durante la dialisi oscilla dal 23 al 73%.

Come verificare una condizione di anoressia?

“Generalmente è possibile usare questionari validati che indagano sazietà, alterazione del gusto e dell’olfatto, avversione al gusto della carne, nausea, vomito” spiega Alessio Molfino, docente di Medicina interna all’Università La Sapienza di Roma che aggiunge: “La strategia di intervento nutrizionale nel paziente oncologico implica una adeguata valutazione iniziale mediante screening che definisca la gravità della malnutrizione. In funzione del grado di malnutrizione il paziente entrerà in un percorso diagnostico terapeutico specifico nutrizionale”.

Per lo screening, sottolinea Sinuc, si utilizzano scale di valutazione, quali Must, Pg-Sga, Sga, utili fin dall’esordio della malattia oncologica, come primo metodo di screening nutrizionale e poi come metodo per la valutazione degli effetti della terapia nutrizionale. Mentre la scala a punteggio Nrs (Nutritional risk screening) è di semplice uso e ha dimostrato di essere affidabile.

Infine, una valutazione utile è anche quella sulla qualità di vita, sicuramente influenzata dal peso corporeo: la perdita di peso massiva può portare a depressione, astenia, fatigue e ansia con conseguente e ulteriore diminuzione dell’appetito e dell’intake calorico.

 

 

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