Micronutrienti: da una metanalisi la giusta integrazione per il cuore

12 Dicembre 2022

Pubblicata sul Journal of the american college of cardiology una metanalisi tesa a fare chiarezza sul rapporto tra alcuni specifici micronutrienti e la salute cardiovascolare. I ricercatori hanno esaminato un totale di 884 studi disponibili, tutti randomizzati e con gruppo di controllo, sui micronutrienti assunti come integratori alimentari, verificando l’efficacia di alcuni, l’inutilità di altri e, in alcuni casi, la pericolosità.

Quasi 900 mila i pazienti complessivamente coinvolti. Nell’insieme, sono stati valutati 27 diversi tipi di integratori antiossidanti. Molti quelli risultati con effetti benefici sulla salute cardiovascolare, a partire dagli Omega-3, per i quali è emersa una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari, per arrivare all’acido folico, efficace sul rischio di ictus e al CoQ10, che ha ridotto la mortalità per tutte le cause. Anche Omega-6, L-arginina, L-citrullina, magnesio, zinco, acido alfa-lipoico, melatonina, catechina, curcumina, flavanoli, genisteina e quercetina hanno dimostrato di ridurre il rischio cardiovascolare.

Non tutti i supplementi si sono rivelati utili. La vitamina C, la vitamina D, la vitamina E e il selenio non hanno mostrato alcun effetto sugli esiti di malattie cardiovascolari a lungo termine o sul rischio di diabete di tipo 2 e gli integratori di Beta-carotene hanno aumentato la mortalità per tutte le cause.

"Da tempo si pensa che l'integrazione di antiossidanti svolga un ruolo nella protezione cardiovascolare”, sottolinea Simin Liu, docente di Epidemiologia e Medicina presso la Brown University di Providence, nel Rhode Island, e coordinatore dello studio. “Questo perché questi nutrienti sono utili nel ridurre lo stress ossidativo, noto fattore che contribuisce a molte malattie cardiovascolari. Le diete sane per il cuore come la dieta mediterranea e la Dash contengono alimenti naturalmente ricchi di antiossidanti. Tuttavia, i risultati degli studi sugli integratori antiossidanti non sono coerenti e questo è uno dei motivi per cui tale approccio non è stato ancora ampiamente adottato in cardiologia preventiva. Per la prima volta, dunque, abbiamo sviluppato una mappa completa e basata sull'evidenza per caratterizzare e quantificare i potenziali effetti degli integratori di micronutrienti sugli esiti cardiometabolici. La nostra ricerca evidenzia l'importanza della diversità dei micronutrienti e il confine tra benefici e rischi di ciascuno. I risultati potrebbero essere utilizzati come riferimento per futuri studi clinici volti a esaminare l’impatto di specifiche combinazioni sulla salute cardiovascolare”.

Nicola Miglino

 

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