Gli alimenti ultra-processati aumentano il rischio di un secondo infarto o ictus

09 Dicembre 2021

Un consumo elevato di alimenti trasformati industrialmente aumenta significativamente il rischio di un secondo infarto o di un ictus fatale, anche seguendo i precetti di una dieta salutare come quella mediterranea. Questi i risultati di uno studio condotto dal dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) e pubblicato sull'European heart journal, la rivista della Società europea di cardiologia.

La ricerca ha seguito per oltre dieci anni 1.171 persone che hanno partecipato al progetto epidemiologico Moli-sani, partito nel marzo 2005 e che coinvolto circa 25 mila cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari, dei tumori e delle patologie neurodegenerative.

Tutti i partecipanti a questa sottoanalisi avevano già una malattia cardiovascolare al momento dell'inclusione nello studio. Per quanto riguarda la dieta, i ricercatori si sono concentrati sul consumo di alimenti ultralavorati, realizzati in parte o interamente con sostanze non abitualmente utilizzate in cucina (per esempio proteine ​​idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e che generalmente contengono vari additivi, quali coloranti, conservanti, antiossidanti, antiagglomeranti, esaltatori di sapidità e dolcificanti. Rientrano in questa categoria le bevande zuccherate e gassate, i pasti preconfezionati, le creme spalmabili e alcuni prodotti apparentemente “insospettabili”, come fette biscottate, cereali per la colazione, cracker e yogurt alla frutta. 

"Abbiamo visto che le persone con un consumo maggiore di alimenti ultra-processati hanno un rischio di due terzi maggiore di un secondo infarto o ictus, questa volta fatale, rispetto ai partecipanti che mangiano questi alimenti meno frequentemente”, spiega Marialaura Bonaccio, ricercatrice presso il dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione di Neuromed e prima firma dello studio. “Anche la probabilità di morire per qualsiasi causa è superiore del 40%. È importante sottolineare che la definizione di alimento ultraprocessato non è legata al contenuto nutrizionale, ma piuttosto al processo utilizzato per la sua preparazione e conservazione. In altre parole, anche se un alimento è nutrizionalmente equilibrato, potrebbe comunque essere considerato ultra-elaborato. Chiaramente non è il singolo alimento consumato saltuariamente a fare la differenza, quanto piuttosto una dieta che, nel suo insieme, contiene troppi prodotti provenienti dagli scaffali dei supermercati”.

Così Licia Iacoviello, direttore del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione di Neuromed: “Questo studio trasmette un messaggio importante: è tempo di superare la distinzione tra cibo sano e cibo malsano esclusivamente sulla base del valore nutritivo. In altre parole, una persona potrebbe seguire una dieta mediterranea, magari ricca di legumi o verdure, una dieta sana diremmo. La semplice definizione di mediterraneo non ci dice, però, come quei cibi sono stati preparati. Le verdure fresche non sono uguali a quelle precotte e condite e lo stesso vale per molti altri alimenti. È un fattore da tenere sempre più in considerazione quando si consiglia ai cittadini una corretta alimentazione. La nostra proposta è quella di aggiungere il livello di trasformazione industriale degli alimenti alle etichette sulla confezione, che fino a ora forniscono solo informazioni nutrizionali".
Nicola Miglino

 

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