Selenio e manganese in gravidanza: effetti cardioprotettivi sul nascituro

15 Luglio 2021

Il rischio di sviluppare ipertensione potrebbe essere collegato all’esposizione del feto in gravidanza a metalli pesanti, a sua volta mitigato dalla presenza di adeguati livelli di oligoelementi quali manganese e selenio. La scoperta è di un gruppo di ricercatori americani che hanno condotto uno studio con l’idea di verificare la correlazione tra livelli ematici nelle madri in gravidanza di cadmio, piombo, mercurio selenio e manganese, e valori pressori dei figli valutati sino all’età adolescenziale.

L’analisi, i cui risultati sono stati pubblicati su Environmental health perspectives, ha attinto ai dati della Boston birth cohort, una delle coorti americane più ampie di coppie madri/figli. I ricercatori hanno rilevato i livelli di metalli pesanti e oligoelementi nei globuli rossi materni raccolti 24-72 ore dopo il parto in quasi 1.200 donne che hanno partorito tra il 2002 e il 2013. A questo dato, si è aggiunto quello delle valutazioni periodiche della pressione sanguigna nei figli, a partire dal terzo e sino al 15° anno di età.

Il primo risultato è che non è emersa una correlazione diretta tra livelli di piombo, mercurio e cadmio e pressione sanguigna infantile. Tuttavia, i ricercatori hanno potuto osservare uno stretto legame tra livelli di selenio e manganese nel sangue materno al momento del parto e valori più bassi di pressione arteriosa sistolica nella prole durante l’infanzia: a ogni raddoppio dei livelli di esposizione, i valori di sistolica diminuivano di 6,2 e 2,62 punti, rispettivamente, per selenio e manganese.

Tra le scoperte più interessanti, una riguardante il cadmio, di per sé non direttamente correlato a effetti ipertensivi in questo studio, a differenza di quanto emerso in altri.

I ricercatori hanno osservato che quando i valori di cadmio nel sangue materno erano più elevati, la relazione inversa tra manganese e pressione sanguigna risultava ancora più marcata. In altre parole, il manganese sembra proteggere dagli effetti ipertensivi del cadmio, nascondendone la pericolosità.

Gli Autori, a questo proposito, ricordano che l’esposizione al cadmio non necessariamente avviene solo in ambienti professionali. Il fumo di sigaretta, per esempio, è una delle fonti principali, tanto che proprio la loro ricerca evidenzia un effetto antipertensivo del manganese più marcato nelle donne che avevano fumato durante la gravidanza.

“Ovviamente, sarebbe meglio che le donne non fumassero in gravidanza”, sottolineano gli Autori. “I dati, però, evidenziano che livelli adeguati di manganese potrebbero proteggere dai rischi futuri di ipertensione nei figli. In conclusione, il nostro lavoro mette in evidenza l’importanza della nutrizione e dell’esposizione a fattori ambientali durante la gravidanza per la salute cardiovascolare del bambino. Ulteriori ricerche e conferme in questa direzione potrebbero portare alla stesura di nuove linee guida nutrizionali aggiornate e normative ambientali più adatte per interventi di profilassi”.

Nicola Miglino

 

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