Sale, in Italia cala il consumo del 12% in 10 anni

16 Dicembre 2020

Gli italiani, nell’arco di dieci anni, hanno ridotto il consumo di sale del 12%, pur rimanendo lontani dai livelli raccomandati. Secondo quanto emerge dai risultati del Progetto Cuore, pubblicati su Nutrition, metabolism and cardiovascular diseases, si è passati, infatti, da un’assunzione media giornaliera di 10,8 g negli uomini e 8,3 g nelle donne nel 2008-2012 a, rispettivamente, 9,5 g e 7,2 g nel 2018-2019.

Il monitoraggio, partito nel 2008, è stato promosso e finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute e condotto dal dipartimento Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con l’Università degli studi di Napoli “Federico II.

“Lo studio ha confrontato i dati dell’escrezione urinaria di sodio in campioni estratti casualmente dalla popolazione generale adulta nel 2008-2012 e nel 2018-2019”, spiega Chiara Donfrancesco, ricercatrice dell’Iss e responsabile dell’indagine. “I campioni di popolazione coinvolti riguardano, per ciascun periodo, circa 2 mila uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 74 anni residenti in dieci regioni italiane, distribuite tra il nord, il centro e il sud Italia: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia. Abbiamo così potuto osservare che l'assunzione media giornaliera di sale nella popolazione è stata di 10,8 g negli uomini e 8,3 g nelle donne nel 2008-2012 e rispettivamente di 9,5 g e 7,2 g nel 2018-2019, con una riduzione significativa dell'assunzione di sale quindi di circa il 12% in 10 anni”.

La riduzione è stata rilevata, sebbene in misura diversa, in quasi tutte le regioni esaminate e in tutte le classi di età, categorie di indice di massa corporea (normopeso, sovrappeso, obesi) e livelli di istruzione, e corrisponde a oltre un terzo rispetto all’obiettivo del 30% indicato nel Piano d'azione globale dell'Oms da raggiungere entro il 2025.

“La diminuzione dell'assunzione di sale si è dimostrata efficace nel ridurre la pressione arteriosa e il rischio di malattie cardiovascolari associate ed è identificata come una delle misure più convenienti, in termini di costi/benefici, per la tutela della salute a livello di popolazione”, afferma Pasquale Strazzullo, già ordinario di Medicina interna presso la Federico II e co-autore dello studio. “Per questo motivo, una riduzione relativa del 30% dell'assunzione media di sale entro il 2025 è tra i nove obiettivi strategici che l’Oms ha incluso nel piano d'azione globale 2013-2020 per le malattie non trasmissibili.”

Nel corso delle indagini, sono stati valutati anche i livelli urinari di potassio, come indicatore del consumo di frutta, verdura e legumi.

I risultati hanno messo in luce che siamo lontani dagli almeno 3.510 mg raccomandati dall’Oms: nel 2008-2012, la stima della media giornaliera di assunzione di potassio era pari a 3.147 mg negli uomini e a 2.784 mg nelle donne e nel 2018-2019 è stata di 3.043 mg e 2.561 mg rispettivamente.

Un apporto medio di potassio inferiore rispetto a quello adeguato è stato riscontrato in tutte le regioni esaminate, classi di età, categorie di indice di massa corporea e livelli di istruzione.

 “È bene sottolineare che, nonostante l’incoraggiante riscontro di una significativa riduzione, il consumo di sale della popolazione italiana adulta resta ancora ben al di sopra di quello raccomandato dall’Oms, inferiore ai 5 g al giorno, sia per gli uomini che per le donne, in tutte le Regioni e categorie esaminate”, dichiara Daniela Galeone, dirigente medico del ministero della Salute e referente del programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari” e del Piano nazionale della prevenzione.

“Questi risultati, che offrono importanti indicazioni per la salute pubblica basate sull’evidenza scientifica, confermano l’importanza della prosecuzione e del rafforzamento delle strategie attuate per la riduzione del consumo di sale con l’alimentazione e la promozione di un adeguato consumo di frutta e verdura e rappresentano un prezioso riferimento per le iniziative che ministero della Salute e regioni intraprenderanno al riguardo in attuazione del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025. È auspicabile, pertanto, che vi siano ulteriori monitoraggi periodici e che proseguano iniziative di sensibilizzazione dei produttori e di comunicazione per la popolazione generale, secondo un’idea di promozione della salute che mira a cittadini informati, consapevoli e protagonisti delle scelte sulla propria salute”.

Nicola Miglino

 

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