Quasi il 40% delle persone di età superiore ai 65 anni sperimenta una qualche forma di perdita di memoria. Quando non vi è alcuna condizione medica sottostante, questo processo è noto come "deterioramento della memoria associato all'età" ed è considerato parte del normale processo di invecchiamento. La causa è molto probabilmente un deficit nel neurotrasmettitore acetilcolina, con occasionali vuoti di memoria che non danneggiano i neurotrasmettitori cerebrali e i sintomi possono essere corretti con semplici interventi.

Una risposta cerebrale antiossidante potrebbe essere la chiave di volta per impedire i processi di neurodegenerazione causati dall’Alzheimer, aprendo le porte all’ipotesi che anche un apporto equilibrato di micronutrienti possa avere un ruolo nella protezione dal danno causato dall'accumulo di beta-amiloide. Questo quanto suggerito da uno studio pubblicato su The Journal of Neuroscience, frutto della collaborazione tra la University of Texas medical branch (Utmb), l’Oregon health & science university e l’Università degli studi di Roma Tre. 

Pubblicata su Nutrients una metanalisi degli studi finora condotti per indagare gli effetti dell’impiego di L-acetilcarnitina nella prevenzione e nel controllo della demenza. Tema fortemente dibattuto sin da quando, nel 2003 una review sistematica sottolineò che non vi fossero prove sufficienti a giustificarne un impiego e, quasi contestualmente, una metanalisi giungeva a conclusioni opposte. Da allora diversi studi sono stati pubblicati e ora un gruppo di ricerca italiano ha provato a tirare alcune conclusioni sulla base di quanto a oggi disponibile. Ne abbiamo parlato con uno degli Autori, Giulia Malaguarnera, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche dell’Università di Catania, oggi assegnataria di una borsa di studio “Marie Skłodowska Curie individual fellowship” che l’ha portata a Rennes, in Francia a seguire un progetto di studio sull'asse intestino-fegato-cervello e le interazioni metaboliche correlate.

Continuano a emergere evidenze di come una dieta ricca di flavonoidi possa preservare dal rischio di sviluppare demenza e Alzheimer. Gli ultimi dati a riguardo provengono da uno studio da poco pubblicato sull’American journal of clinical nutrition per opera di un gruppo di scienziati del Jean Mayer Usda human nutrition research center on aging presso la Tufts University di Boston.

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