Trattare soggetti pre-diabetici con una supplementazione di vitamina D non aiuta a rallentare la progressione verso la malattia, ma può essere utile in chi presenta un’insufficiente secrezione di insulina. Queste le conclusioni di uno studio giapponese da poco pubblicato sul British medical journal che ha voluto fare chiarezza su un tema, quello della correlazione tra deficit di vitamina D e comparsa di diabete, sul quale le evidenze scientifiche sono ancora piuttosto controverse.

L’estratto di fichi (Ffe, Fig fruit extract) potrebbe rivelarsi un ottimo nutraceutico nel controllo dell’omeostasi di glucosio e insulina. Il merito andrebbe attribuito all’acido abscissico (Aba), un fitormone comunemente presente nella frutta e nella verdura, che ha già dimostrato in diversi modelli sperimentali e animali di promuovere l'assorbimento di glucosio periferico. Ora arrivano alcuni dati preliminari clinici attraverso un piccolo studio condotto su dieci volontari sani pubblicato sulla rivista Nutrients.

L'integrazione con vitamina D ad alte dosi può rallentare la progressione del diabete di tipo 2 nei pazienti di nuova diagnosi e in quelli con prediabete. Questi i risultati di uno studio canadese pubblicato sull'European Journal of Endocrinology che suggeriscono una capacità della vitamina D di migliorare il metabolismo del glucosio.

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