Il decreto definisce innanzitutto quali sono le bevande edulcorate, ossia zuccherate: “Si intendono così le bevande finite e i prodotti predisposti per diventare bevande previa aggiunta di acqua o altri liquidi, classificabili nelle voci Nc 2009 e Nc 2202 della nomenclatura combinata dell’Ue, aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume e ottenuti con l’aggiunta di sostanze edulcoranti di origine naturale o sintetica il cui contenuto complessivo, determinato con riferimento al potere edulcorante di ciascuna sostanza, sia superiore a 25 grammi per litro nel caso di prodotti finiti e 125 grammi per chilogrammo nel caso di prodotti da diluire”.
L’imposta sulle bevande zuccherate è fissata nella misura di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti e 0,25 euro per chilogrammo per i prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
Preoccupazione è stata espressa da Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta le aziende produttrici di bevande analcoliche. Il timore è quello di non riuscire ad affrontare questo ulteriore balzello in un momento storicamente complesso per il settore, che nel 2020 ha subito una contrazione del volume di vendite del -40% e per il quale non è previsto un ritorno ai volumi pre-pandemia prima della fine del 2022.
“La nostra preoccupazione è che, in questo momento in cui le aziende hanno bisogno di un aiuto per tornare a crescere, si trovino invece a dover affrontare un aumento della fiscalità pari al 28% per ogni litro prodotto in Italia per la sola sugar tax, al cui si andranno ad aggiungere i costi necessari agli adeguamenti burocratici”, sottolinea Pierini in una nota.
Eppure, dal Regno Unito, arrivano indicazioni esattamente contrarie. Uno studio recente, pubblicato sul British medical journal, ha fotografato la situazione a seguito dell’introduzione, nel 2018, della Uk soft drinks industry levy (Sdil), una forma di tassazione progressiva dei soft drinks sulla base del contenuto in zucchero.
I ricercatori, guidati dall'unità di epidemiologia dell'Università di Cambridge, hanno valutato i cambiamenti negli acquisti domestici di bevande e dolciumi prima e dopo l'implementazione della Sdil, da marzo 2014 a marzo 2019. Sono stati presi in esame 31 milioni di acquisti effettuati da circa 22 mila famiglie che hanno tenuto il conto di tutti gli alimenti e le bevande consumati a casa su base settimanale, compresi quelli ordinati online.
I risultati indicano che il volume totale di soft drinks acquistati non è cambiato prima e dopo l’introduzione dell’imposta, mentre il consumo di zucchero per famiglia è diminuito di 30 g/settimana, pari a un -10%.
Nicola Miglino