Dossier Legambiente: frutta, 70% con residui di pesticidi

13 Gennaio 2021

Quasi la metà dei campioni analizzati con residui di pesticidi. Nella frutta oltre il 70%. L’89,2% dell’uva da tavola, l’85,9% delle pere e l’83,5% delle pesche sono campioni regolari con almeno un residuo e, tra i campioni esteri, individuati una bacca di Goji con ben 10 residui e tè verde con 7 residui provenienti dalla Cina. Questi alcuni dei principali risultati dell’edizione 2020 di “Stop Pesticidi”, il rapporto elaborato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero, reso pubblico lo scorso dicembre.

Analizzando nel dettaglio i dati, si apprende che i campioni fuorilegge non superano l’1,2% del totale ma che il 46,8% dei campioni regolari presenta uno o più residui di pesticidi.

Come negli anni passati, la frutta è la categoria in cui si concentra la percentuale maggiore di campioni regolari multiresiduo. A essere privo di residui di pesticidi è solo il 28,5% dei campioni analizzati, mentre l’1,3% è irregolare e oltre il 70%, nonostante sia considerato regolare, presenta uno o più residui chimici. L’89,2% dell’uva da tavola, l’85,9% delle pere, e l’83,5% delle pesche sono campioni regolari con almeno un residuo. Le mele spiccano con il 75,9% di campioni regolari con residui e registrano l’1,8% di campioni irregolari. Alcuni campioni di pere presentano inoltre fino a 11 residui contemporaneamente.

Diverso il quadro per la verdura: se, da una parte, si registra un incoraggiante 64,1% di campioni senza alcun residuo, dall’altro fanno preoccupare le significative percentuali di irregolarità in alcuni prodotti come i peperoni in cui si registra l’8,1% di irregolarità, il 6,3% negli ortaggi da fusto e oltre il 4% nei legumi.

Tra i campioni esteri, la Cina presenta il tasso di irregolarità maggiore (38%), seguita da Turchia (23%) e Argentina (15%). In alcuni di questi alimenti non solo sono presenti sostanze attive irregolari, ma anche un cospicuo numero di multiresiduo. È il caso, per esempio, di un campione di bacca di goji (10 residui) e di uno di tè verde (7 residui), entrambi provenienti dalla Cina. Degno di nota è anche un campione di foglie di curry proveniente dalla Malesia nel quale, su 5 residui individuati, 3 sono irregolari.

Come specificato dalla stessa Legambiente, “Stop Pesticidi riporta i dati elaborati nel 2019 dai laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Tali strutture hanno inviato i risultati di 5.835 campioni di alimenti di origine vegetale, di provenienza italiana ed estera, genericamente etichettati dai laboratori come campioni da agricoltura non biologica. L’elaborazione dei dati prevede la loro distinzione in frutta, verdura, trasformati e altre matrici”.

 

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