A sollevare obiezioni, Anthony Leeds, presidente di Tdmr (Total diet & meal replacements) Europe, l’associazione che rappresenta l’industria del settore nel nostro continente.
Tutto nasce nel 2017, quando la Commissione europea adottò il cosiddetto Delegated regulation amending Regulation 2017/1798 on Tdrs, in cui indicava come questi prodotti, sulla base di un parere Efsa, dovessero contenere almeno 75 g di proteine, 11 g di acido linoleico, 1,4 g di acido alfa linolenico e non più di 250 mg di magnesio nella razione totale giornaliera.
Diede cinque anni di tempo prima dell’entrata in vigore delle nuove norme. Nel frattempo, l’industria sollevò diverse obiezioni a questi limiti, portando a supporto dati scientifici che consentirono, nel 2021, una modifica sostanziale: limite minimo di 0,8 g per l’acido alfa linolenico e massimo di 350 mg per il magnesio.
Riamane aperta, però, a detta di Leeds, la questione proteine: “Una quantità così imponente impatta su palatabilità, gusto e costo dei prodotti, quando in precedenza l’indicazione era che il contenuto in proteine dovesse corrispondere a non meno del 25% e non più del 50% dell’energia totale del prodotto”, sottolinea in una nota. “Il rischio è che il consumatore ne faccia a meno, perché costerebbero di più e risulterebbero meno gustosi. Anche in questo caso abbiamo sufficienti evidenze che impongono una revisione di questi limiti ed è compito nostro portarle al tavolo dei decisori politici al più presto perché ne siano informati al fine di prendere le decisioni più appropriate”.
Nicola Miglino