Latte artificiale, pediatri e neonatologi con l’Oms: no a marketing digitale aggressivo

11 Maggio 2022

Il marketing digitale contrasta l’impegno del mondo sanitario a promuovere l’allattamento al seno, norma nutrizionale ottimale per l’infanzia. Così i pediatri e i neonatologi italiani si associano all’Organizzazione mondiale della sanità nel richiedere al legislatore un’attenzione speciale per regolamentare tempestivamente il marketing digitale, dichiarandosi preoccupati per i possibili effetti negativi sulla salute materno-infantile.

Lo scorso 28 aprile, l’Oms aveva lanciato l’allarme, pubblicando il documento Scope and impact of digital marketing strategies for promoting breastmilk substitute, volto a stigmatizzare il ruolo che il marketing digitale senza controllo o regolamentazione ha a livello globale nel pubblicizzare il latte artificiale.

Da qui, l’appello, in un documento congiunto firmato da Luigi Orfeo, presidente Società italiana di neonatologia (Sin), Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Riccardo Davanzo, presidente della Commissione allattamento della Sin (Comasi) e Guglielmo Salvatori, Coordinatore del Tavolo allattamento della Sip (Tasip)

“È noto che l’esposizione da parte delle donne e delle famiglie alla pubblicità correlata alla commercializzazione delle formule lattee determini un’attitudine più positiva nei loro confronti e un bisogno percepito, anche se non fondato, di far ricorso al latte di formula” si legge nel comunicato.

“Questo può far sì che la donna, in momenti di difficoltà e disagio, si orienti con maggior facilità ad abbandonare l’allattamento al seno. Il marketing digitale, favorito dalla pandemia degli ultimi due anni, sta ora divenendo dominante, rispetto ad altre forme tradizionali di pubblicità.  Le aziende, infatti, stanno attualmente utilizzando mezzi e metodi diversi quali app, baby-club, influencer, blog, video-blog, social media per lo più sponsorizzati per far pervenire un messaggio pubblicitario personalizzato alle donne, che si trovano in un momento delicato della loro maternità. I pediatri e i neonatologi italiani dichiarano quindi la propria viva preoccupazione per i possibili effetti negativi sulla salute materno-infantile e si associano all’Oms nel richiedere al legislatore un’attenzione speciale per regolamentare tempestivamente il marketing digitale”.

Nel suo rapporto, l’Oms denuncia come, attraverso strumenti quali app, gruppi di supporto virtuale, influencer, promozioni e concorsi, forum o servizi di consulenza, le aziende di latte artificiale siano in grado di acquistare o raccogliere informazioni personali e inviare promozioni personalizzate a donne incinte e madri. Vengono riassunti i risultati di una ricerca che ha campionato e analizzato quattro milioni di post sull'alimentazione infantile pubblicati tra gennaio e giugno 2021 utilizzando una piattaforma di ascolto sociale commerciale. L’indagine ha catturato le interazioni digitali che si sono verificate tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021, che facevano riferimento all'alimentazione infantile in 11 lingue e 17 paesi, che insieme rappresentano il 61% della popolazione globale e abbracciano tutte e sei le regioni dell'Oms. Questi post hanno raggiunto 2,47 miliardi di persone e generato oltre 12 milioni di like, condivisioni o commenti. Le aziende di latte artificiale pubblicano contenuti sui loro account social circa 90 volte al giorno, raggiungendo 229 milioni di utenti, il triplo delle persone raggiunte da post informativi sull'allattamento al seno da account non commerciali.

"La promozione delle formule commerciali di latte avrebbe dovuto essere interrotta decenni fa", sottolinea Francesco Branca, direttore del dipartimento dell'Oms per la nutrizione e la sicurezza alimentare. “Il fatto che le aziende di latte artificiale stiano ora impiegando tecniche di marketing ancora più potenti e insidiose per aumentare le loro vendite è imperdonabile e deve essere fermato".

Nicola Miglino

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