Caviro: così dagli scarti dell’uva valorizziamo l’ambiente

27 Aprile 2022

Con l’uva facciamo il vino, con gli scarti miglioriamo il mondo. Non è un semplice slogan quello del Gruppo Caviro, tra i maggiori produttori di vino nel nostro Paese (Tavernello e Castellino, giusto per fare qualche nome), ma una vera e propria missione che si è data fin dalla sua nascita, nel 1966: valorizzare le uve dei propri soci viticoltori e, nello stesso tempo, ottimizzare i sottoprodotti della filiera agroalimentare trasformandoli, portando quasi a zero l’impatto ambientale della propria attività.

Un esempio virtuoso, raccontato da Silvia Buzzi, Hse & Sustainability manager del Gruppo, nel corso del convegno Coltivare la terra, nutrire la vita, promosso lo scorso 13 aprile a Verona, nel contesto di Sol&Agrifood da Ispromay Communication e VeronaFiere, con la collaborazione del centro culturale San Bernardino, Nutrientiesupplementi.it e Bayer Italia.

“Il nostro è un modello unico di economia circolare”, sottolinea Buzzi. “Tutto ha inizio negli oltre 35.200 ettari vitati in sette regioni italiane dove l’uva viene curata e raccolta con meticolosità da 12 mila viticoltori in una filiera tracciata e integrata. Dalla lavorazione del vino si ottengono tonnellate di materia prima, come feccia, vinaccia e vinaccioli, pronte a essere trasformate in ingredienti e prodotti ad alto valore aggiunto. Attraverso competenze tecnologiche e di processo vengono ottenuti alcoli, acido tartarico, enocianina così come polifenoli che diventano nuova materia prima per aziende agronomiche industriali, farmaceutiche, alimentari e beverage di tutto il mondo, cui si aggiunge la valorizzazione dei mosti conferiti dalla filiera”.

Nell’alimentare, per esempio, l’enocianina (E163) viene impiegata per la produzione di yogurt, gelati, dessert, bevande, succhi di frutta e prodotti da forno mentre da una selezione di vinaccia fresca si estraggono vinaccioli da cui si ricavano polifenoli utilizzati sia in ambito parafarmaceutico che nutraceutico.

“La partnership con Herambiente, poi, ci consente di raccogliere sfalci, potature e sovvalli dal territorio per produrre energia, elettrica e termica, da fonti rinnovabili rendendo il Gruppo autosufficiente”, prosegue Buzzi. “Produciamo ulteriormente biometano e bioetanolo rinnovabili che diventano biocarburanti avanzati in quanto ottenuti da scarti. Pertanto, i frutti della terra sono prima destinati a prodotti ad alto valore aggiunto mentre la parte residua alla produzione di fonti energetiche. Ultimo elemento del ciclo virtuoso sono gli ammendanti ottenuti dal processo di compostaggio che, usati in agricoltura come fertilizzanti naturali, tornano ad arricchire con nuova sostanza organica i vigneti da cui tutto ha avuto inizio.

Alcuni numeri per tradurre questo impegno? Ogni anno: circa 600 mila tonnellate di scarti recuperati; 10 milioni di Smc di biometano avanzato; 88.600 MWh di energia elettrica e 103.000 MWh di energia termica prodotte; 273 milioni di litri di acqua recuperati; 101 mila tonnellate di CO2 risparmiate.

“Tutto ciò che non si trasforma in vino diventa per noi una risorsa inestimabile”, conclude Buzzi. “Con gli scarti della vinificazione produciamo prodotti nobili, energia rinnovabile, biometano e bioetanolo avanzati e fertilizzanti naturali, recuperando acqua e risparmiando al pianeta tonnellate di CO2. Questa è la nostra economia circolare”.

Nicola Miglino

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