Prof. Cutolo, avete da poco pubblicato una ricerca sul rapporto tra dieta e artrite reumatoide. Qual è stato il razionale di partenza dello studio?
Si tratta di uno studio pilota italiano che ha voluto valutare, per la prima volta, la relazione tra i modelli dietetici, che rappresentano l'attuale comportamento alimentare, e l'attività della malattia.
Che tipo di analisi avete condotto?
Sono stati analizzati i dati di un recente studio trasversale italiano che ha incluso 365 pazienti maschi e femmine affetti da artrite reumatoide. I modelli dietetici prevalenti sono stati identificati attraverso l'analisi del fattore componente principale su 33 differenti nutrienti. Quindi i singoli modelli dietetici ottenuti sono stati correlati con l’attività della malattia attraverso modelli di regressione lineare e logistica, ottenendo alla fine cinque modelli principali.
Che risultati sono emersi?
Tra tutti i nutrienti, i modelli contenenti acidi grassi insaturi di natura vegetale, quale, per esempio, l’olio di oliva, e acidi grassi insaturi di natura animale, quali quelli contenuti nel pesce, risultano inversamente correlati all’attività della malattia nell'analisi generale e nei sottogruppi di pazienti reumatoidi più gravi o di lunga data. Dunque, abbiamo potuto verificare come modelli dietetici contenenti grassi insaturi provenienti da entrambe le fonti, vegetale o animale, forniscano significativi effetti benefici sull'attività della malattia reumatoide in maniera indipendente.
In precedenza, lo scorso ottobre, avete pubblicato un lavoro sulla correlazione tra bevande e artrite reumatoide. Che cosa è emerso?
Un numero crescente di studi si è concentrato sui diversi contenuti nutrizionali delle bevande e sul loro possibile ruolo nello sviluppo e nella progressione della malattia reumatoide. Per cui abbiamo mirato a riassumere le attuali conoscenze sul ruolo di una gamma di bevande in questo contesto. Le bevande hanno un ruolo chiave all'interno del mosaico dell'autoimmunità nell’artrite reumatoide, con il potenziale di alterare la flora intestinale, influenzando appunto il processo infiammatorio.
Interessante notare che alcune delle nostre bevande preferite, come tè, succo di frutta fresca e non industriale e persino moderate quantità di vino rosso, possono conferire benefici a livello molecolare, epigenetico e clinico insieme alle terapie tradizionali. In particolare, nei malati il succo di melograno ha dimostrato di svolgere azioni antinfiammatorie, come pure i carotenoidi del succo fresco di arancia che possiede grandi attività antiossidanti. D’altra parte, il caffè, in non più di tre tazze giornaliere, si è dimostrato non nocivo nella artrite reumatoide ed in alcuni studi addirittura presenta proprietà antiinfiammatorie. Invece il latte intero potrebbe negli anni lievemente alzare il rischio di malattia, tuttavia controbilanciato da enormi effetti benefici su salute e nutrizione in generale.
Cosa si può concludere, dunque, rispetto al ruolo della nutrizione nella comparsa e nella progressione della malattia reumatoide?
Finalmente, grazie a una recente crescita di studi applicativi e controllati, si può affermare con certezza che una corretta alimentazione, compreso l’uso adeguato delle bevande, costituisce un ottimo coadiuvante delle terapie farmacologiche specifiche. Noi stessi, abbiamo prodotto per la Società europea di reumatologia – Eular - il primo corso internazionale online sul tema Nutrition and Rheumatic Diseases. Ovviamente, non va dimenticata in ogni caso l’abitudine a una corretta alimentazione in generale, anche in una visione preventiva per molte malattie.
Nicola Miglino