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Ruolo dei nutraceutici nell’emicrania

22 Aprile 2020

L’emicrania è un disturbo neurovascolare che colpisce, nel mondo, il 6% della popolazione maschile e il 18 di quella femminile. Diverse le ipotesi eziopatogenetiche chiamate in causa dagli esperti, dalla mutazione del gene Mthfr, a livelli anomali di vitamina D, dalla produzione di agenti infiammatori attorno ai nervi e al liquido cerebrospinale. E, ancora, bassi livelli di serotonina, aumento del peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp), alterazioni dei livelli di metalloproteinasi 9 (Mmp-9), omocisteina e ossido nitrico (NO), disfunzione mitocondriale e riduzione del livello di enzimi metabolici. Inoltre, un'alta percentuale di pazienti ha carenze di CoQ10, riboflavina, magnesio e acido folico. Questi i motivi che spingono la ricerca clinica a valutare l’efficacia, in prevenzione, supporto o terapia, di un nutraceutico. Nuovi approcci oggi includono l'uso di composti nutritivi come magnesio, CoQ10, Ala, L-carnitina e vitamine (B2, B3, B12 e D), che hanno tutti effetti collaterali minimi.

Uno dei principali studi scientifici condotti sulla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare ha evidenziato una diminuzione del livello di magnesio nei pazienti rispetto ai controlli sani. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che il livello sierico di magnesio nei pazienti con emicrania è inferiore rispetto ai soggetti sani.

L'American academy of neurology (Aan) ha confermato l'efficacia dell'uso orale di magnesio nella prevenzione dell'emicrania (evidenza di livello B) e la dose suggerita è di 400 mg/die, dose che può essere aumentata fino a 1.200 mg, se tollerata. I possibili effetti avversi sono gastrointestinali, con dolore addominale, nausea e diarrea, ma il glicinato di magnesio e altre forme chelate sono probabilmente tollerate meglio.

La riboflavina, o vitamina B2, partecipa alla catena di trasporto degli elettroni ed è necessaria per l'attività dei flavoenzimi e se ci si ricorda che è stata osservata una diminuzione del potenziale di fosforilazione mitocondriale nei pazienti con emicrania, è facile intuire il razionale dell’integrazione.

Sebbene le prove ottenute dagli studi clinici non siano forti, sia l'Aan (evidenza di livello B) che la Canadian headache society raccomandano il suo uso negli adulti con emicrania, perché è ben tollerato e gli effetti collaterali sono limitati e lievi. La dose raccomandata di riboflavina negli emicranici adulti è di circa 400 mg al giorno. Sulla base di studi, la riboflavina non si è dimostrata utile nella prevenzione dell'emicrania nei bambini e pertanto non è raccomandata.

L'Aan considera anche il CoQ10, altrettanto essenziale nella catena di trasporto degli elettroni mitocondriali, utile nella prevenzione dell'emicrania (prove di grado C) e le linee guida della Canadian headache society raccomandano fortemente il CoQ10 come agente di prevenzione dell'emicrania e, sebbene la dose efficace di CoQ10 non sia chiara, si consiglia 1–3 mg/kg al giorno.

Simile a riboflavina e CoQ10, l'acido alfa lipoico migliora il metabolismo dell'ossigeno mitocondriale e la produzione di Atp. In un piccolo studio in doppio cieco, l'integrazione con 600 mg di Ala una volta al giorno per tre mesi ha ridotto significativamente la frequenza degli attacchi di emicrania. Tuttavia, questo miglioramento non era statisticamente significativo se confrontato con i cambiamenti osservati nel gruppo placebo per cui sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l'efficacia dell'Ala nella prevenzione dell'emicrania.

Numerosi studi hanno riportato gli effetti positivi della supplementazione di vitamina D nel mal di testa e nell'emicrania. Uno studio condotto su due gruppi di donne con emicrania associata a mestruazioni sindrome premestruale ha dapprima messo in luce livelli inadeguati di vitamina e dopo due mesi di trattamento con vitamina D e calcio (1.600-1.200 UI al giorno) ha visto la riduzione significativa degli attacchi di emicrania e dei sintomi premestruali. Stessi risultati in un altro studio su pazienti in postmenopausa. In uno studio su otto pazienti con cefalea tensiva, carenza di vitamina D e osteomalacia, è stata dimostrato che l'assunzione giornaliera di vitamina D e supplementazione di calcio (1.500 UI di vitamina D3 e 1.000 mg di calcio) hanno migliorato i sintomi per 4-6 settimane, mentre dopo una settimana di trattamento, il livello sierico di calcio è diventato normale. L'esatta relazione tra carenza di vitamina D e mal di testa non è però ancora chiara. 

Diversi studi hanno menzionato un'associazione tra disfunzione della via della vitamina B12 e mal di testa: bassi livelli sierici di vitamina B12, acido folico e B6 sono correlati ad alti livelli di omocisteinemia e il livello basale di omocisteina, che è considerato un indicatore affidabile della carenza di vitamina B12, è più elevato tra questi pazienti, specialmente negli emicranici con aura. Dopo aver compensato le carenze, i valori dell'indice di emicrania sono significativamente ridotti rispetto al livello basale. Finora, la possibile correlazione tra gravità dell'emicrania e livello di omocisteina nel sangue e il possibile ruolo dell’iperomocisteinemia come fattore causale nella predisposizione dell'emicrania non è però stata completamente studiata.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • The role of nutrients in the pathogenesis and treatment of migraine headaches: Review. Biomedicine & Pharmacotherapy. Volume 102 June 2018 Pages 317-325.
  • Nutraceutical and Other Modalities for the Treatment of Headache. Continuum (Minneap Minn). 2015 Aug;21(4 Headache):1018-31.
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