Cibi ultraprocessati, Jama neurology: a rischio la funzione cognitiva

04 Gennaio 2023

Il consumo di oltre il 20% delle calorie giornaliere totali provenienti da alimenti ultra-elaborati (Upf) si associa a un declino più rapido della funzionalità cognitiva ed esecutiva, secondo un lavoro pubblicato di recente su Jama neurology.

"Il consumo di alimenti ultra-trasformati risulta essere collegato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, di sindrome metabolica e di obesità, ma sono pochi gli studi che hanno indagato l'associazione tra Upf e declino cognitivo in soggetti provenienti da Paesi ad alto reddito", hanno puntualizzato i ricercatori della Facoltà di Medicina dell'Università di San Paolo in Brasile che hanno condotto lo studio, prospettico, multicentrico, con dati raccolti in tre ondate, a distanza di 4 anni, dal 2008 al 2017. I ricercatori hanno misurato gli Upf giornalieri come percentuale dell'energia totale e valutato i cambiamenti nelle prestazioni cognitive attraverso test quali il richiamo delle parole, il riconoscimento delle parole indagini di fluidità verbale fonemica e semantica. Sono stati inclusi 10.775 partecipanti (età media al basale, 51,6 anni; 54.6% donne), tutti dipendenti pubblici attivi o in pensione reclutati da sei città brasiliane. Al basale, il Bmi medio era di 26,9 kg/m2 e l'apporto calorico medio era di 2.856 kcal, il 27% delle quali proveniva da alimenti ultra-elaborati. Durante un periodo di follow-up mediano di otto anni, i partecipanti con più del 19,9% delle calorie giornaliere derivato da alimenti ultra-elaborati hanno evidenziato un tasso di declino cognitivo globale più rapido del 28% e un tasso di declino della funzione esecutiva più veloce del 25% rispetto a chi aveva un consumo inferiore di Upf.

Elisabetta Torretta

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