Con carenza di vitamina D, più a rischio di morte prematura

09 Novembre 2022

 

Una carenza di vitamina D aumenta il rischio di morte prematura per qualsiasi causa e, in particolare, per cancro, malattie cardiache o polmonari.

L’evidenza, da uno studio australiano pubblicato sugli Annals of internal medicine, che ha preso in esame dati genetici e relativi ai livelli ematici di vitamina D di 307 mila cittadini del Regno Unito arruolati tra il 2006 e il 2010 nella Uk Biobank, correlandoli con i tassi di mortalità sino a giugno 2020. Uno studio a randomizzazione non mendeliana, come viene tecnicamente definito, sicuramente originale e innovativo in questo ambito, in quanto prende in esame pattern di geni legati, a loro modo, alle quantità di vitamina D presenti nel sangue.

Durante i 14 anni di follow-up, si sono verificati 18.700 decessi. Il rischio di mortalità per tutte le cause si è rivelato inversamente correlato ai livelli ematici di vitamina D, diminuendo drasticamente via via che ci si avvicinava alla dose di 50 nmol/L. Solo il passaggio da 25 a 50 nmol/L aumentava il rischio del 25%. Una correlazione evidente ance nell’analisi per cause: l’ipovitaminosi aumenta il rischio di morte per cancro del 16%, del 25% per cause cardiovascolari e del 96% per malattie del polmone.

Un pericolo, peraltro, dose-correlato: le carenze più gravi alzavano di sei volte la probabilità di morire per qualsiasi causa o per malattie cardiache, di tre volte per cancro e di 12 volte per pneumopatia.

"Per ogni causa di morte specifica, si ripete lo stesso schema: in situazioni di fragilità, la carenza di vitamina D è molto pericolosa e andrebbe prevenuta”, sottolinea Joshua Sutherland, della University of South Australia, coordinatore dello studio. “La vitamina D è sempre stata associata alla salute delle ossa, ma oggi abbiamo evidenza della presenza di recettori in molti organi, il che ne suggerisce un ruolo nella regolazione di molte altre funzioni. Abbiamo, per esempio, prove di effetti antinfiammatori in grado di rallentare la crescita delle cellule tumorali, benché sia un campo tutto da esplorare, così come ci sono dati sulla protezione cardiovascolare. Riteniamo siano necessarie ulteriori ricerche per stabilire strategie di salute pubblica che possano aiutare a raggiungere i livelli ottimali di vitamina D nella popolazione e ridurre il rischio di morte prematura. Il messaggio, però, è semplice: non basta intervenire in situazioni già di fragilità, ma bisogna agire per tempo, quando un’azione correttiva precoce può fare la differenza”.

Nicola Miglino

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