Olobiotico, il nuovo paradigma nella visione del microbiota

07 Aprile 2022

Olobiotico. Un nuovo concetto per evidenziare la centralità e l’importanza del microbiota e della sua cura nella salute dell’uomo in tutte le fasi della sua vita. Il neologismo è stato coniato da un gruppo di esperti chiamati a costituire il board scientifico di nuovo portale, olobiotico.it, presentato nei giorni scorsi alla stampa e nato, su iniziativa di Uriach Italy, con l’obiettivo di favorire una corretta informazione sul rapporto tra dieta, salute e microbiota.

“Il nostro intestino è un ecosistema, che cambia nelle varie fasi della vita”, sottolinea Alessandra Graziottin, presidente della Fondazione Graziottin e direttore del centro di Ginecologia e Sessuologia medica, all’ospedale San Raffaele Resnati di Milano. “Il sistema Olobiotico suggerisce un approccio al mantenimento di un microbiota sano che comprende un’attenzione alla dieta, al corretto stile di vita e un aiuto attraverso un diverso mix e bilanciamento di probiotici a seconda dello stadio di vita in cui ci troviamo, favorendo così la capacità dell’intestino di far fronte agli agenti esterni”.

Come sottolineato da Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, “Il microbiota intestinale si sviluppa dalla nascita e, crescendo, cambia e matura fino all’età di circa due anni. Numerosi studi hanno evidenziato come sue alterazioni durante i primi mesi di vita esercitino un'influenza sullo sviluppo e maturazione del sistema immunitario e sulla possibilità di sviluppare malattie croniche non trasmissibili. È stata dimostrata, per esempio, una ridotta diversità microbica nell'intestino dei bambini affetti da malattie infiammatorie croniche dell’intestino, così come sappiamo il microbiota può aumentare l’assorbimento dell’energia contenuta negli alimenti contribuendo all’aumento di peso. Bambini affetti da allergie alimentari, inoltre, presentano un microbiota alterato e una ridotta produzione di acidi grassi a catena corta che hanno un ruolo fondamentale nella tolleranza immunologica. Infine, stati di disbiosi rivestono un ruolo primario anche nelle patologie respiratorie e nei disturbi infiammatori cronici della pelle, come la dermatite atopica”.

La stessa salute femminile è fortemente condizionata dal buon funzionamento della microflora intestinale: “Il microbiota vaginale, per esempio, dialoga molto con il microbiota intestinale”, prosegue Graziottin.  “Nella donna in età fertile, è costituito in prevalenza da Lattobacilli i quali esercitano diverse azioni.  Da una parte, riducono il rischio di attacchi di germi patogeni, primo passo verso la vaginite. Producono, poi, acido lattico, che abbassa l’acidità della vagina, acqua ossigenata, bacteriocine e lactocine che difendono dall’attacco di potenziali invasori. Nuovi studi suggeriscono che, nel caso in cui si verificasse un’alterazione della composizione della flora batterica intestinale, il livello di estrogeni plasmatici potrebbe subire variazioni e portare quindi a maggior rischio di sviluppare tumori, in caso di aumento dei livelli di estrogeni nel sangue e diabete e malattie cardiovascolari in caso di diminuzione. Lo studio del cosiddetto estroboloma, ovvero quell’insieme di geni, in particolare appartenenti a batteri intestinali i cui prodotti sono capaci di metabolizzare gli estrogeni, è sicuramente una delle aree di studio emergenti e più affascinanti in ambito ginecologico”.

Biodiversità e dieta

Una elevata biodiversità del microbiota intestinale può essere considerata come un indicatore positivo dello stato di salute generale dell’organismo. “Tuttavia - sottolinea Danilo Ercolini, ordinario di Microbiologia all’Università Federico II di Napoli - si è osservata una progressiva perdita di biodiversità intestinale nei paesi occidentali, probabilmente a causa dei cambiamenti nella dieta e nello stile di vita, nonché il consumo di farmaci e antibiotici. Molti studi hanno dimostrato che le abitudini alimentari di lungo periodo contribuiscono a plasmare il microbiota intestinale. Infatti, le sostanze che ingeriamo con la dieta costituiscono nutrimento anche per il microbiota intestinale, che le metabolizza, producendo così molecole che possono avere un effetto benefico o deleterio sulla nostra salute”.

Proprio sulla dieta si è concentrato l’intervento conclusivo di Annamaria Colao, presidente della Società italiana di endocrinologia: “L’alimentazione è il fattore modificabile principalmente coinvolto nella composizione del microbiota intestinale. In particolare, gli effetti benefici della dieta mediterranea sembrano essere mediati anche da un effetto modulante sul microbiota intestinale. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato come una dieta di questo tipo, ricca in fibre e povera in grassi saturi, determini una maggiore diversità del microbiota, un aumento di Bacteroides, Lactobacilli e Bifidobacteria in grado di fermentare la fibra alimentare in acidi grassi a corta catena con una proporzionale riduzione dei Firmicutes. Ciò si traduce complessivamente in una riduzione della disbiosi e della permeabilità intestinale che normalmente concorrono a determinare un quadro di infiammazione cronica. Un consumo regolare di alimenti ricchi in polifenoli è stato, inoltre, associato a un aumento di Bacteroides, Lactobacillus, Bifidobacterium spp e Akkermansia muciniphila e a una riduzione di Clostridium spp con miglioramento del profilo lipidico e glucidico e riduzione della circonferenza vita e dell’indice di massa corporea. Infine, alcuni cibi tra cui pesce azzurro, molluschi e noci sono molto ricchi di Omega-3 che modulano il microbiota indirettamente influenzando la secrezione e composizione della bile con conseguente aumento di Lactobacillus, Bifidobacterium spp e Akkermansia muciniphila e miglioramento della funzione di barriera intestinale e dell’infiammazione”.

Nicola Miglino

 

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