Deficit di folato associato a demenza in età avanzata

29 Marzo 2022

La carenza di acido folico (vitamina B9) in tarda età potrebbe rappresentare un utile marcatore di rischio per lo sviluppo di demenza, se non addirittura di mortalità. Il dato giunge da uno studio osservazionale condotto da ricercatori della Icahn school of medicine al Monte Sinai e pubblicato su Evidence based mental health, rivista del gruppo del British medical journal (Bmj).

Sono stati presi in esame i dati di circa 27 mila israeliani tra i 60 e i 75, monitorati dal 2013 al 2017. A inizio studio, nessuno presentava segnali di deterioramento cognitivo. Il bilancio finale ha innanzitutto messo in evidenza come in ben il 13% dei partecipanti si registrasse una carenza ematica di folato, sotto i 4,4 ng/ml. Rispetto agli outcome presi in considerazione, il rischio di demenza e di morte per qualsiasi causa è risultato più alto, rispettivamente, del 68 e del 300% tra coloro che mostravano deficit di vitamina B9, pur con correzione di tutti i fattori potenzialmente confondenti.

La carenza di folato andrebbe monitorata e corretta in età avanzata, dal momento che i livelli ematici tendono a diminuire nel tempo”, commentano gli Autori. “Diverse evidenze, sino a ora, segnalavano una correlazione tra deficit e funzione cognitiva, per lo più, però, tratte da pochi studi e su numeri limitati di partecipanti. Il nostro è uno studio osservazionale e, come tale, non può stabilire una relazione causa/effetto, anche perché si dovrebbe chiarire se è il deficit ad accelerare la demenza o viceversa. È possibile, però, che la carenza di folati possa determinare un innalzamento dei livelli di omocisteina nel sangue con danni conseguenti alle pareti dei vasi sanguigni e ricadute sul tessuto nervoso. Allo stesso tempo, c’è la possibilità che livelli sotto la norma di acido folico compromettano la riparazione del Dna dei neuroni, rendendoli vulnerabili al danno ossidativo, che a sua volta potrebbe accelerare l'invecchiamento e il danneggiamento delle cellule cerebrali”. E concludono: “Lo studio ha delle implicazioni per le politiche di salute pubblica, suggerendo il monitoraggio delle concentrazioni di acido folico nel sangue negli anziani e il trattamento della carenza come misura preventiva”.

Nicola Miglino

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