La loro analisi, i cui risultati sono stati pubblicati su Jama internal medicine, ha preso in esame 2.055 donne di età media di 25 anni, appartenenti a etnie diverse, in buona salute e non fumatrici arruolate tra l’8.va e la 13.ma settimana di gestazione. Il consumo di caffeina è stato valutato sia tramite questionario sia attraverso prelievo di sangue al momento dell’arruolamento, per avere un riscontro oggettivo e non solo basato sulle dichiarazioni delle partecipanti.
Rispetto ai bambini nati da donne con livelli ematici di caffeina assenti o minimi (≤ 28 ng/mL), quelli nati da madri con che avevano i livelli più alti al momento dell'arruolamento (> 659 ng/mL) avevano peso, altezza e circonferenza della testa inferiori rispettivamente di 84 grammi, 0,44 e 0,28 centimetri.
Prendendo invece in esame le dichiarazioni soggettive raccolte attraverso i questionari, è emerso che i figli di quante dichiaravano un consumo di circa 50 mg/die di caffeina pesavano 66 grammi meno dei bambini nati da non consumatrici. Anche la circonferenza coscia è risultata inferiore di 0,32 cm.
L’ipotesi dei ricercatori è che la caffeina possa causare costrizione dei vasi sanguigni nell'utero e nella placenta, il che potrebbe ridurre l'afflusso di sangue al feto e inibire la crescita. Allo stesso tempo, la caffeina potrebbe influire sui meccanismi neuroendocrini di sviluppo, mettendo i bambini a rischio di un rapido aumento di peso dopo la nascita, nonché di obesità, malattie cardiache e diabete in età avanzata.
“I risultati del nostro studio suggeriscono che il consumo di caffeina durante la gravidanza, anche a livelli molto inferiori ai 200 mg/die raccomandati, può associarsi a ritardata crescita fetale”, commenta Katherine Grantz, ricercatrice all' Eunice Kennedy Shriver national institute of child health and human development presso gli Hih. "Fino a quando non ne sapremo di più, suggeriamo prudenza nel consumo di caffeina durante la gravidanza e di consultarsi sempre con il proprio medico".
Nicola Miglino