Diabete e obesità, chetogenica e integrazione proteica possibile chiave di volta

11 Luglio 2019

 

Una dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico, supportata da integrazione proteica, può rappresentare un valido strumento per trattare l’obesità e, contestualmente, indurre remissione di diabete di tipo2. Queste le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Antonino De Lorenzo, direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell'Alimentazione dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata e pubblicato su Nutrients. Il diabete di tipo due è una delle malattie più frequentemente correlate all’obesità e il trattamento a lungo termine di quest’ultima, nonché la regressione della prima rappresentano una delle sfide più difficili nella pratica clinica. Il fallimento, in questo senso, di diete che portano a rapide perdite di peso sono legati a un depauperamento della massa magra, responsabile di scatenare, a fine trattamento, una serie di eventi metabolici che portano addirittura a recuperare più peso di quello iniziale.

Nello studio, a braccio singolo, della durata di otto settimane, sono stati coinvolti 20 pazienti diabetici in trattamento dietetico e/o farmacologico (dieci maschi e dieci femmine), di età tra i 25 e i 75 anni, con Bmi tra 18 e 45 Kg/m2. L’obiettivo era valutare gli effetti di una dieta chetogenica a basso contenuto calorico (Vlckd) supportata da integrazione proteica su composizione corporea, dispendio energetico a riposo e diabete. Il trattamento dietetico prevedeva: 600 g/giorno di verdure, cotte o crude e non amidacee, distribuite su 2-3 pasti, 20 mL di olio extra vergine di oliva al giorno, preferibilmente crudo, per un contenuto calorico medio tra 450-600 kcal/die per le donne e 650-800 per gli uomini.

In aggiunta, una supplementazione, a ogni pasto, di proteine e aminoacidi in bustine da 8 g da sciogliere in acqua così composta: proteine ​​del siero di latte (6,71 g), carboidrati (0,015 g), grassi (0,075 g), isoleucina (0,155g), ornitina alfa-chetoglutarato (0,125 g), L-citrullina ( 0,125 g ), taurina (0,125 g ), L-arginina (0,100 g ), L-triptofano (0,0375 g), citrato di potassio (0,100 g ) e acido pantotenico (0,0015 g ) per un totale di 29 kcal. Infine, è stato indicato un apporto minimo di 2 L di acqua al giorno.

In sintesi, la distribuzione media giornaliera di macronutrienti e micronutrienti era: 5-10% di carboidrati (<25 g /die), derivati ​​principalmente da verdure; 60-70% di proteine, principalmente dal supplemento proteico e in minima parte da verdure; 25-30% di lipidi, esclusivamente da olio di oliva extra vergine e sodio <2.000 mg /giorno.

Ogni partecipante è stato sottoposto ad analisi chimico-cliniche a inizio e fine trattamento nonché ad analisi strumentali per la valutazione della composizione corporea (antropometria, assorbimetria a raggi X a doppia energia (Dxa), bioimpedenziometria (Bia) e calorimetria indiretta) al tempo zero e poi a 4 e 8 settimane.

Risultati

La perdita di peso a fine studio è stata pari a -15,77%, con riduzione del 10% di circonferenza addominale e fianchi, evidenziando la capacità del regime nutrizionale di ridurre la massa grassa in questi distretti. Per quanto riguarda la massa magra c’è stata una perdita nelle prime quattro settimane, assestatasi poi in quelle successive, un segnale positivo, secondo gli autori, per evitare l’effetto ricaduta alla sospensione della dieta. Altro obiettivo raggiunto è stato tendenzialmente il mantenimento del dispendio energetico a riposo (Ree), che normalmente si riduce nelle diete ipocaloriche accompagnate da forte calo ponderale. Per quanto riguarda i valori ematochimici, si è osservata una riduzione della glicemia a digiuno del 39,7%, con emoglobina glicata tornata a valori inferiori al 6,5%.

Così concludono gli autori: “Il nostro studio rafforza l’ipotesi di regressione del diabete in relazione a una diminuzione della massa grassa, confermando che preservare la massa magra rimane fondamentale per il successo terapeutico. Nessun paziente ha mostrato effetti avversi correlati all'integrazione con aminoacidi. La nostra ipotesi è che la conservazione della massa magra e il mantenimento della Ree siano in grado di mantenere il successo nel lungo termine. Tuttavia, lo studio presenta diversi limiti, a partire dal numero di pazienti coinvolti, dalla durata, dalla mancanza di follow-up e di un braccio di controllo. In futuro verranno effettuati studi caso-controllo longitudinali e randomizzati per confermare i risultati ottenuti in questo primo studio esplorativo. (nm)

 

 

 

 

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