Dal 2024, la città olandese di Haarlem diventerà la prima al mondo a vietare la pubblicità della carne. Obiettivo dichiarato: ridurre i consumi e le emissioni di gas serra. Il divieto, riguarderà anche altri prodotti considerati particolarmente impattanti sul clima, come le auto alimentate a combustibili fossili e i voli aerei per turismo. Ziggy Klazes, consigliera del partito verde GroenLinks che ha redatto la mozione del divieto, ha dichiarato di ignorare che Haarlem sarebbe stata la prima città al mondo a intraprendere questa strada: "È un segnale: se venisse raccolto a livello nazionale, sarebbe solo molto bello", ha commentato. “Non si tratta di ciò che le persone cuociono e arrostiscono nella propria cucina. Se le persone volessero continuare a mangiare carne, bene. Non possiamo dire alle persone che c'è una crisi climatica e incoraggiarle ad acquistare prodotti che fanno parte della causa”.

Immediate, si sono alzate le voci di protesta, a partire, ovviamente, dall’industria della carne olandese che proprio negli stessi giorni dell’annuncio ha lanciato la campagna Nederland Vleesland (Paesi Bassi paese della carne), per incentivarne il consumo nella popolazione. Un portavoce dei gruppi di allevatori olandesi ha affermato che la città “si sta spingendo troppo oltre nel dire alle persone cos’è meglio per loro”.

Critica anche l’opposizione in consiglio comunale, per voce di Sander van den Raadt, leader locale del partito di centrodestra Trots: “È straordinario che il comune di Haarlem organizzi una grande campagna pubblicitaria per dire alle persone che in città possono essere se stesse e amare chi vogliono, ma allo stesso tempo se a queste piace la carne invece della verdura verrà una “brigata paternalistica” a dire loro che si stanno sbagliando”.

I dati più recenti della letteratura scientifica imputano alla produzione alimentare un terzo di tutte le emissioni responsabili del riscaldamento del pianeta, con l'uso di animali per la carne che rappresenta il doppio dell'inquinamento della produzione di alimenti a base vegetale. Secondo Greenpeace, l'obiettivo dell'Ue di emissioni zero entro il 2050, il consumo di carne deve essere ridotto a 24 chili per persona all'anno, rispetto all'attuale media di 82 chili. (n.m.)

 

Regole ferree contro un’informazione che incentiva il consumo di cibi spazzatura tra i più piccoli. È un appello che un gruppo di società scientifiche, associazioni di familiari e consumatori ha deciso di rivolgere all’Unione europea perché possa legiferare e prendere provvedimenti contro il dilagare di messaggi pubblicitari ritenuti troppo aggressivi.

Un recente studio dell’Istituto Mario Negri di Milano ha evidenziato come oltre l'80% delle pubblicità di alimenti trasmesse nel nostro Paese nei programmi rivolti ai più piccoli non corrisponda alle linee guida europee. L'analisi, condotta tra ottobre 2016 e gennaio 2017, ha preso in esame 180 ore di programmi televisivi da sei dei canali italiani più seguiti dai bambini. Ne abbiamo parlato con Silvano Gallus, epidemiologo, direttore del laboratorio di Epidemiologia degli stili di vita al Mario Negri e prima firma dello studio pubblicato di recente su Public health and nutrition.

Tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea l’Italia è quello che, da inizio pandemia, ha emesso il maggior numero di provvedimenti contro infrazioni legate a messaggi e comunicazioni fuorvianti sull’impiego di integratori contro Covid-19. A inizio dicembre, la Dg Sante, ovvero la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commission europea, ha quantificato in 600 il numero totale di contestazioni dei singoli Paesi a pubblicità ingannevoli. Di queste, ben 205 si sono registrate solo in Italia, seguita da Germania (61), Paesi Bassi (53), Francia (46) e Repubblica Ceca (42).

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