Guardando al futuro, gli alimenti a base proteica, se permane l’attuale modello alimentare e di fronte a un costante incremento della popolazione planetaria, richiederanno una particolare attenzione per poter assicurare la sostenibilità su scala globale. Ma allora quali proteine saranno disponibili, oltre a quelle di origine animale e vegetale, già presenti nella nostra tradizione gastronomica? Le scelte future saranno compatibili con il modello di sviluppo agricolo italiano? E cosa ne pensano i consumatori? Di questo si è discusso nei giorni scorsi a Roma nel corso della V edizione della “Giornata della Nutrizione”, organizzata dal Crea Alimenti e Nutrizione.

Una dieta sana e sostenibile potrebbe in futuro non troppo lontano arricchirsi di approcci inediti. Se ne è parlato di recente al 20° congresso della Società italiana di scienze dell’alimentazione (Sisa), che si è tenuto a Roma presso l’Università La Sapienza, durante il quale è stato portato l’esempio degli insetti edibili, caratterizzati da importanti valori nutrizionali e da una sostenibilità ambientale, visto che richiedono minore uso di acqua, terreno, emissione di gas serra.

Una dieta ricca di proteine, zinco e niacina e povera di grassi saturi rende i vasi sanguigni più elastici ed efficienti. Questa la conclusione di uno studio presentato in anteprima di recente a Maastricht, nel corso del Congresso europeo sull'obesità. Ricercatori del Tel Aviv-Sourasky medical center e della Sackler faculty of medicine, hanno arruolato 72 persone con sindrome metabolica e obesità (55,5% maschi, età media 53 anni; Bmi medio: 34 kg/m2), sottoponendole per un anno a un programma intensivo di perdita di peso multidisciplinare, che integrava dieta ed esercizio fisico personalizzato. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario alimentare dettagliato una settimana prima di iniziare il programma e un anno dopo, a fine studio.

Utilizzare fonti diverse di proteine nella dieta potrebbe rappresentare un’efficace strategia di prevenzione dell’ipertensione. Questa la conclusione di uno studio cinese da poco pubblicato su Hypertension, rivista dell’American heart association.

Pagina 1 di 3
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…