Probiotici come strategia per ridurre il rischio di declino cognitivo. Un tema che sta riscontrando un interesse crescente nella comunità scientifica, al punto che un gruppo di scienziati dell’Università di Reading, in Inghilterra, ha deciso di effettuare una revisione sistematica della letteratura sull’argomento per dare contezza di quanto oggi noto sugli effetti neurocognitivi di un intervento sul microbiota intestinale. I risultati della loro analisi sono stati pubblicati di recente su Neuroscience & Biobehavioral Reviews.

Alla luce dell’allungamento delle aspettative di vita, del rischio di patologie neurodegenerative correlate e della mancanza di soluzioni farmacologiche in grado di contrastare questo processo, la ricerca negli ultimi anni ha cominciato a guardare con grande interesse anche al mondo dei cosiddetti prodotti naturali. Tra i più studiati, sicuramente la curcumina, in virtù delle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Una review pubblicata di recente su Nutrients ha fatto il punto sui dati pre-clinici e clinici oggi disponibili rispetto a un suo possibile impiego a scopo neuroprotettivo.

Un fitocomplesso estratto dalla buccia del limone per rallentare il declino cognitivo negli anziani. La sfida viene lanciata dall’Irccs Istituto centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia che, nei giorni scorsi, ha annunciato l’avvio di uno studio pilota randomizzato, controllato vs placebo, per valutare l’effetto clinico e biologico di un estratto dalla buccia di limone, standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina (400 mg/die), su funzione cognitiva e alcuni biomarcatori in anziani con declino cognitivo soggettivo.

Tra le sue complesse funzioni, il magnesio svolge un ruolo determinante nel regolare la tensione neuromuscolare e vascolare, e i suoi livelli sono strettamente correlati alla generazione e alla trasmissione degli impulsi nervosi. Non solo: il magnesio può migliorare la plasticità sinaptica, regolare l'attività neuronale e potenziare le funzioni cognitive e di memoria. Proprio per questi suoi ruoli fisiologici rappresenta una strategia integrativa di grande interesse per supportare la funzione cerebrale ed è coinvolto nella fisiopatologia di alcune malattie neurologiche tra cui emicrania, morbo di Alzheimer e Parkinson e disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

Pagina 2 di 5
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…