In collaborazione con Yakult Italia

Probiotici come supporto al trattamento dei disturbi psichiatrici. Un’area di ricerca promettente che riceve un ulteriore contributo da uno studio giapponese pubblicato di recente su Microorganisms, teso a verificare l’efficacia di latte fermentato con L. casei Shirota (LcS) in pazienti con depressione o disturbo bipolare.

Sbalzi d’umore, ansia, depressione. Sono alcuni dei sintomi più frequenti che accompagnano la donna in quella fase di transizione, definita perimenopausa, che compare generalmente dopo i 40 anni. Un aiuto ad alleviare tali sintomi potrebbe arrivare dalla zafferano, secondo uno studio pubblicato sul Journal of menopausal medicine.

Si chiama “psichiatria nutrizionale" ed è il nuovo fronte di ricerca degli scienziati impegnati a comprendere i segreti nascosti dell’asse intestino-cervello. Obiettivo: comprendere se la dieta possa rappresentare uno strumento di salvaguardia della salute mentale attraverso la mediazione del microbiota intestinale. Tema al centro di un numero speciale di Nutrients di cui abbiamo parlato con il curatore, Giuseppe Grosso, ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche dell’Università degli studi di Catania.

Dr. Grosso, qual è il razionale alla base di un potenziale effetto della dieta sulla salute mentale?

Per molti anni, al netto delle carenze nutrizionali, il rapporto tra cibo e salute è stato limitato all’impatto energetico degli alimenti, il conseguente rischio di obesità, e il ruolo che quest’ultima aveva sulla salute umana. Oggi sappiamo che macro e micronutrienti, nonché diversi composti fitochimici giocano un ruolo diretto sulla nostra salute che va ben oltre l’introito calorico. Meccanismi antinfiammatori e antiossidanti sono al centro del loro effetto, ma entrano in gioco anche azioni epigenetiche e di regolazione genica. Soltanto negli ultimi anni si è visto che un ruolo fondamentale sembra essere giocato dal microbiota intestinale, il quale è regolato da ciò che mangiamo e può determinare uno stato di infiammazione prima locale e poi sistemico. Da qui, il nostro sistema immunitario non distingue più tra compartimenti e può portare alla diffusione di marcatori di infiammazione anche a livello del sistema nervoso centrale, cui consegue la salute mentale. Di contro, alcuni composti antinfiammatori come, per esempio, i polifenoli, possono passare la barriera ematoencefalica e avere un’azione diretta sul cervello, riducendone lo stress ossidativo e mantenendone la salute.

Che ruolo può giocare in tutto questo il microbiota intestinale?

Il microbiota intestinale è composto da diverse famiglie di batteri, alcuni innocui o persino benefici per il nostro organismo, altri più pericolosi, perché possono alterare l’integrità della barriera tra il contenuto del nostro intestino e il sangue, rischiando di farne passare il contenuto e innescando un meccanismo di infiammazione. Normalmente, questi batteri stanno in equilibrio tra loro, ma una dieta squilibrata povera di fibre può portare a un incremento dei secondi con tutto quello che ne consegue.

Nel numero speciale di Nutrients da voi coordinato, sono raccolti dati su studi relativi a stato cognitivo, depressione e disturbi del sonno. Cosa è emerso?

Dai risultati degli studi condotti sulla nostra coorte italiana è emerso che chi segue un regime alimentare in linea con i principi dieta mediterranea gode di una migliore qualità del sonno ed è meno probabile che abbia uno stato cognitivo compromesso e sintomi depressivi. Quando si considerano i componenti bioattivi della dieta mediterranea, è stata trovato osservato che individui con un maggiore apporto alimentare di lignani, le cui fonti principali sono agrumi, aglio e olio d’oliva, e acidi idrossicinammici, di cui sono ricchi caffè, carciofi e ciliegie, posseggono una migliore qualità del sonno. Allo stesso modo, coloro che hanno maggior consumo di flavonoidi risultano meno a rischio di compromissione dello stato cognitivo. Inoltre, anche sui sintomi depressivi è stato trovato un potenziale ruolo protettivo di acidi fenolici, flavanoni e antocianine. Infine, abbiamo recentemente pubblicato un altro studio a completamento di questi, in cui, pur investigando altri composti quali gli acidi fenolici, è emerso che il consumo di acidi idrossicinammici si associa a una minore probabilità di stato cognitivo compromesso.

In quale direzione deve puntare la ricerca per chiarire meglio il rapporto tra dieta e cervello?

Bisognerà fare ulteriori studi per confermare questi risultati, cercando di capire se le associazioni ottenute sono casuali o, meglio, motivate da fattori ignoti non presi in esame, oppure se questo modello dietetico e questi alimenti evidenziati possano essere ragione per una migliore salute mentale.

Nicola Miglino

 

 

Nonostante l'uso diffuso e decenni di ricerca sulla creatina, i suoi effetti nelle donne non sono ancora ben compresi. Le donne mostrano riserve di creatina endogena inferiori del 70-80% rispetto agli uomini, ne consumano quantità significativamente inferiori e, a riposo, hanno concentrazioni intramuscolari più elevate di circa il 10%, il che potrebbe teoricamente ridurre la loro reattività all'integrazione e richiedere dosaggi più elevati di quelli dell’integrazione maschile.

Sempre rispetto alle differenze di genere, l'integrazione di creatina non ha dimostrato di ridurre efficacemente l'ossidazione degli aminoacidi e la degradazione delle proteine ​​a seguito dell'esercizio nelle donne, come invece accade negli uomini, tanto che oggi è stato messo in dubbio il potenziale ergogenico della creatina nel genere femminile.

Di contro, sono molti i potenziali benefici di una integrazione per le donne e vanno letti come risultato dei cambiamenti nell'omeostasi della creatina durante il ciclo di vita, in particolare per quanto riguarda gli estrogeni. L'integrazione può essere ottenuta utilizzando due strategie.

Una fase di carico nelle donne si traduce in un aumento del 19% delle concentrazioni totali di creatina muscolare, una risposta simile a quella che si osserva negli uomini. Una dose giornaliera di 5g è ugualmente efficace per aumentare le riserve di creatina muscolare. Tuttavia, questo approccio richiede più tempo, circa 3-4 settimane, rispetto a quello di carico tradizionale (5 giorni).

Quando si pratica una fase di carico, la creatina rimane a livelli elevati per circa 30 giorni dopo il completamento dell'integrazione, una risposta simile per uomini e donne.

Con l'integrazione, c'è una variabilità individuale nella risposta alla saturazione della creatina tra responder, quasi-responder e non-responder e, anche se questa valutazione di genere non è ancora stata fatta, si presume che tutti gli individui possano rispondere in modo diverso, indipendentemente dal sesso.

L'assorbimento della creatina nel muscolo scheletrico può anche essere influenzato dalla disponibilità di insulina, che ne può aumentare la ritenzione. Per questo che il suo consumo con carboidrati (~ 50 g) e proteine ​​(~ 50 g), o con 1 g per kg di glucosio, è utile per aumentare le concentrazioni totali nel muscolo rispetto alla sola creatina.

Nelle donne però questi “calcoli” sono resi più complessi a causa del ciclo mestruale perché la minore ossidazione dei carboidrati nella fase follicolare può rendere inutili tali strategie e può bastare ingerire la creatina con un pasto normale o aggiungerla a un frullato proteico in cui si sfruttano le proprietà insuliniche degli aminoacidi.

L'assunzione di creatina nella dieta sembra inversamente correlata alla comparsa di depressione e l’aumento delle concentrazioni di creatina nel cervello ha forti prove a sostegno dell'umore, in particolare nelle donne e ancor di più nelle vegetariane. Ciò ha particolare rilevanza nelle fasi della vita che dimostrano una maggiore prevalenza di depressione a causa degli ormoni ciclici, tra cui la pubertà, il post-parto e la menopausa.

È stato anche dimostrato che l'integrazione di creatina migliora l'umore e la cognizione: una dose di carico tradizionale (0,3 g/die per 5–7 giorni) o una dose giornaliera abituale (5 g) per 4 settimane può essere efficace nelle donne.

Non solo: la supplementazione ha dimostrato di supportare la privazione del sonno a causa della gravidanza, delle richieste post-partum e dei disturbi del sonno della menopausa, aumentando le capacità cognitive. Per la saturazione cerebrale sono necessarie dosi più elevate: 15-20 g/die per 3-7 giorni, seguite da 5-10 g/die.

Tanti sono gli studi sulle donne in post-menopausa, nel valutare gli aumenti sia della massa muscolare sia della funzione per consumi ad alto dosaggio (0,3 g/kg/die) di almeno sette giorni consecutivi.

La supplementazione di creatina da sola o in combinazione con l'allenamento di resistenza sembra non fornire alcun beneficio nella fisiologia ossea nelle donne in post-menopausa. Tuttavia, se combinata con l'allenamento di resistenza, la stragrande maggioranza della ricerca supporta l'efficacia della supplementazione (≥5 g/die) per migliorare i parametri di accrescimento muscolare, forza e prestazione fisica.

Inoltre, l'integrazione di creatina è un possibile coadiuvante della terapia nutrizionale con effetti ipoglicemici, in particolare se utilizzata in combinazione con l'esercizio fisico. Il possibile meccanismo alla base di tali effetti è un trasporto potenziato del glucosio nelle cellule muscolari mediante traslocazione del trasportatore del glucosio di tipo 4 (Glut-4) al sarcolemma.

Dal punto di vista della sicurezza, la creatina non presenta effetti avversi maggiori rispetto al placebo.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  •  Creatine supplementation in women’s health: a lifespan perspectiv. Nutrients 2021, 13(3), 877.
  •  Would creatine supplementation augment exercise performance during a low carbohydrate high fat diet? Medical Hypotheses; 6 November 2020; Volume 146.
  •  Creatine supplementation and glycemic control: a systematic review. Amino Acids. 2016 Sep;48(9):2103-29. doi: 10.1007/s00726-016-2277-1. Epub 2016 Jun 15.
  •  International society of sports nutrition position stand: safety and efficacy of creatine supplementation in exercise, sport, and medicine. J Int Soc Sports Nutr. 2017 Jun 13;14:18.
  •  Potential of creatine in glucose management and diabetes. Nutrients. 2021 Feb 9;13(2):570.

 

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