Nel contesto di una società che invecchia e di un imminente aumento dei casi di demenza, c’è un urgente bisogno di identificare strategie per mantenere una longevità sana e attiva. Gli interventi dietetici hanno il potenziale per ridurre il rischio di malattie legate all’età, comprese le condizioni cardiometaboliche e neurodegenerative e in questo ambito è stata particolarmente studiata la restrizione calorica, ovvero quella dieta che mira a ridurre l'apporto calorico giornaliero senza causare malnutrizione.

Troppi studi epidemiologici e osservazionali sui benefici della dieta nel preservare, con il tempo, la funzione cognitiva, non trovano conferme negli studi clinici. Due le possibili spiegazioni: o non esiste una relazione causa/effetto o i trial clinici sono mal disegnati. Da queste premesse nasce il tentativo del Nutrition for dementia prevention working group della University of southern California (Usc) di fornire suggerimento su strategie efficaci per indagare nel modo migliore il rapporto tra dieta e salute cerebrale.

Livelli elevati di carotenoidi nel sangue potrebbero essere un segnale predittivo di protezione da deterioramento cognitivo e demenza. Questo quanto emerge da una ricerca promossa dal National institute on aging americano, afferente ai National institutes of health, pubblicata di recente su Neurology.

Una dieta ricca di fibre è legata a minor rischio di demenza invalidante. Questi i risultati di una ricerca da poco pubbIicata su Nutritional neuroscience, che ha valutato le abitudini dietetiche di 3.700 adulti sani di mezza età, seguiti per un massimo di 20 anni.

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