Lo studio, realizzato e condotto da Fabiana Quaglia del dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università di Napoli Federico II, ha dapprima messo in evidenza le anomalie nella disaggregazione di compresse “sedicenti” gastro-resistenti, evidenziandone un profilo di disaggregazione in qualche caso nullo, mentre nella seconda parte ha analizzato diversi integratori contenenti monacolina K sotto forma di Riso rosso fermentato (Ryr) sia dal punto di vista del loro reale contenuto proprio in monacolina K che del loro tempo di disaggregazione.

La nutraceutica, come scienza riconosciuta con questo nome, viene definita 30 anni fa e descritta come “scienza che studia le proprietà salutistiche delle sostanze presenti negli alimenti”. Da allora, è diventato comune riferirsi a sostanze e prodotti con il termine “nutraceutici”, termine che, spesso, viene utilizzato per differenziare un certo tipo di prodotti e formulazioni, sottintendendo, forse, un effetto salutistico “maggiore” o “migliore”.

I nutraceutici rappresentano oggi un mercato in continua e costante espansione e rappresentano una strategia sempre più credibile e concreta al fine di mantenere un buon stato di salute e ridurre, in molti casi, il ricorso alla terapia farmacologica precoce in molti ambiti della medicina. A fronte di questa prospettiva, stride la mancanza di una legislazione e di una normativa specifica che regolamenti e sancisca in modo rigoroso i requisiti che tali prodotti dovrebbero rispettare, al fine di garantire gli effetti salutistici che rivendicano.

Abbiamo chiesto un commento al lavoro di Fabiana Quaglia sul possibile rischio di indissolubilità degli integratori ad Andrea Fratter (Foto), presidente della Società italiana formulatori in nutraceutica (Sifnut).

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