Chi consuma abitualmente prugne, frutti ricchi di composti bioattivi, ne ha un vantaggio sul profilo lipidico? La domanda è lecita dal momento che le prugne presentano le caratteristiche peculiari di un functional food: contengono nutrienti essenziali e forniscono anche diversi micronutrienti (tiamina, riboflavina, piridossina, acido ascorbico, retinolo, γ-tocoferolo, potassio, sodio, calcio, ferro, rame, magnesio, fosforo e selenio) e agenti antiossidanti (sostanze fitochimiche come acidi fenolici e flavonoli).

 

In Italia sono più di dieci milioni le persone colpite da dislipidemie lievi e moderate. Il 40% non ne è consapevole e non viene quindi trattato, con il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari che richiedano trattamenti farmacologici. È possibile, però, controllare il fisiologico metabolismo del colesterolo con l’assunzione di sostanze di origine naturale, con comprovata efficacia e ridotti effetti collaterali.

Aggiunge qualità alla dieta e aiuta a migliorare il profilo lipidico, in particolare agendo su colesterolo totale e Ldl. Nessun effetto, però, su grasso viscerale, peso corporeo e circonferenza vita in caso di sovrappeso/obesità, così come su altri marker di rischio cardiometabolico. Queste le conclusioni del più ampio studio clinico mai condotto sui benefici di un consumo regolare di avocado, frutto ricco di fibre e acido oleico che diverse analisi precedenti hanno segnalato come protettivo sulla salute cardiometabolica.

Dal 22 giugno prossimo, infatti, sarà vietata la vendita di prodotti contenenti singole porzioni per uso giornaliero con quantità uguale o maggiore a 3mg di monacolina, come stabilito dal Regolamento n. 2022/860 della Commissione Ue pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 giugno.

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