L’Indice di massa corporea inganna e, dopo mezzo secolo, cambiano nelle linee guida americane i criteri per misurare il grasso in eccesso. Considerato da decenni fattore determinante per stabilire se una persona è entro i limiti del peso normale od obesa, il Bmi non sarà più usato dai medici statunitensi come unico criterio perché responsabile di enormi errori, in quanto non tiene conto delle differenze di genere nella distribuzione e nella percentuale del grasso corporeo, oltre che dell’età e dell’etnia.

 

Per decenni l'indice di massa corporea (Bmi) è stato utilizzato come indicatore della salute di una persona. Il parametro, però, considera solo l'altezza e il peso e potrebbe non offrire un quadro chiaro e accurato del rischio di incorrere in malattie legate all’eccesso ponderale, come quelle cardiache, il diabete e alcuni tipi di cancro. Recentemente sono stati pubblicati due articoli sull'International Journal of environmental research and public health e su Nutrition, metabolism and cardiovascular diseases che suggeriscono nuovi strumenti di misura in grado di fornire una più accurata previsione della distribuzione del grasso corporeo, tenendo in considerazione le differenze di etnia e sesso.

La caffeina aiuta e perdere peso e a ridurre il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. A suggerirlo, un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet, di Stoccolma, in uno studio pubblicato di recente su Bmj medicine.

Un’integrazione di Vitamina D personalizzata sulla base dell’indice di massa corporea (Bmi). A suggerirlo, uno studio da poco pubblicato su Jama network open, sottoanalisi del Vital, ampia ricerca clinica statunitense condotta dal Brigham and women's hospital per testare la capacità di integratori a base di Vitamina D/Omega-3 di ridurre il rischio di cancro o malattie cardiovascolari.

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