La supplementazione con acidi grassi Omega-3 è più protettiva, col passare degli anni, della vitamina D nei confronti delle malattie autoimmuni (Ad). Questa la conclusione di uno studio osservazionale su una popolazione di circa 20 mila individui che avevano partecipato al trial Vital, condotto per 5 anni, con l’obiettivo di valutare gli effetti di Vitamina D e Omega-3 nella prevenzione di malattie cardiovascolari e cancro.

Negli ultimi anni, molte ricerche si sono concentrate sui rapporti tra vitamina D, malattie metaboliche dello scheletro e malattie croniche extra scheletriche. I risultati spesso contrastanti hanno portato la rivista Nutrients a progettare un numero speciale, proprio per fare il punto sulle evidenze scientifiche oggi disponibili. Ci siamo rivolti, per alcuni chiarimenti, a Salvatore Minisola, Professore onorario di Medicina interna alla "Sapienza" Università di Roma, che ha curato, insieme a Daniela Merlotti, dell’Aau Senese, l’editoriale di presentazione.

Nessuna protezione dal rischio fratture con la supplementazione di vitamina D in bambini in stato di carenza. Questi i risultati del più grande studio randomizzato e controllato sull’integrazione di vitamina D mai intrapreso in fascia pediatrica e pubblicato su Lancet Diabetes & Endocrinology.

Due nuovi studi condotti dall’Intermountain Health a Salt Lake City potrebbero mettere in discussione le raccomandazioni sui dosaggi di vitamina D per raggiungere livelli utili a prevenire eventi cardiovascolari. Secondo i ricercatori, infatti, per ottenere i risultati auspicati, spesso è necessario dare ai pazienti dosi molto più alte di quella giornaliera raccomandata dalle linee guida (600-800 UI). In alcuni casi, si potrebbe arrivare anche a oltre 10.000 UI.

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