Ha preso il via la fase clinica di uno studio randomizzato, multicentrico e in doppio cieco, che valuterà gli effetti della curcumina nel controllo dell’artrosi. Il coordinamento è affidato all’Istituto Mario Negri di Milano e i centri coinvolti sono l’Istituto europeo di oncologia, l’Humanitas e l’Ospedale Macchi di Varese.
Erano i primi mesi del 2019 quando le cronache hanno cominciato a riportare una serie di casi di epatotossicità legati al consumo di prodotti a base di curcumina. A fare il bilancio di quanto accaduto, dell’attività di fitovigilanza e dei risultati delle analisi chimiche dei prodotti sospetti, un articolo pubblicato recentemente sugli Annali dell’Istituto superiore di sanità (Iss). A riferircene, Francesca Menniti e Ilaria Ippoliti, dell’Unità di Farmacoepidemiologia e Farmacovigilanza presso il Centro nazionale per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss.
L’alimentazione in gravidanza ha una influenza fondamentale sulla salute della madre e sullo sviluppo del bambino. Insieme a fattori genetici e ambientali, contribuisce, infatti, in modo significativo alle modifiche immunologiche e metaboliche che si verificano durante i nove mesi per favorire l'adattamento materno alla crescita del feto. In questi ultimi anni le azioni pleiotropiche della curcumina, il principale polifenolo contenuto nella radice della Curcuma longa, l'hanno resa molto popolare come composto dagli effetti benefici sulla salute ma, a oggi, le informazioni sull’impiego in gravidanza sono poche e frammentarie.
E se gli effetti della curcumina dipendessero dalla sua interazione con il microbiota intestinale? Una domanda che frulla nella testa dei ricercatori da diverso tempo e che origina dall’apparente paradosso di una potente attività biologica e di una bassa biodisponibilità del derivato della Curcuma longa. Arrivando la sostanza praticamente integra nell’intestino, ecco che allora è nata l’ipotesi che la sua azione si possa compiere a questo livello, mediata dalla popolazione batterica intestinale.