Non basta valutare esclusivamente la composizione nutrizionale dei cibi per giudicarne la qualità, come indicato dal criterio Nutriscore. Bisogna indagarne anche il grado di lavorazione, come invece suggerito dal sistema di classificazione Nova. Sono, infatti, fattori complementari da tenere in considerazione quando si analizza il rapporto tra dieta e salute, come emerge da uno studio epidemiologico italiano pubblicato di recente sul British medical journal. Ne abbiamo parlato con Marialaura Bonaccio, ricercatrice del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione presso l’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) e prima firma del lavoro.

La classificazione Nova degli alimenti, basata sul grado di processazione, è diventata sempre più popolare e viene presa come riferimento in numerosi studi osservazionali oltre che in linee guida e raccomandazioni in ambito nutrizionale. Un recente lavoro, pubblicato su Nutrition research reviews e condotto da un gruppo di ricercatori italiani, solleva alcune obiezioni sul metodo di classificazione e valutazione, proponendone una revisione critica da tenere in considerazione nella formulazione di politiche di salute pubblica. Ne abbiamo parlato con Andrea Poli, presidente della Nutrition foundation of Italy e coordinatore dell’analisi.

Si chiama Nova ed è un nuovo sistema di classificazione degli alimenti messo a punto da un gruppo di ricercatori brasiliani. Il criterio su cui si basa è il grado di processazione industriale: una rivoluzione rispetto agli indicatori che puntano sui contenuti nutrizionali degli alimenti. Nova si sta facendo largo tra i ricercatori, benché qualcuno stia sollevando obiezioni date le discrepanze che emergono sugli stessi alimenti se valutati con sistemi diversi, per esempio basati proprio sui nutrienti indicati in etichetta.

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