Resveratrolo via aerosol, dalla Campania una speranza contro Covid-19

28 Aprile 2020

Un concentrato di polifenoli, denominato taurisolo, potrebbe rivelarsi un preziosissimo alleato nel combattere la cosiddetta tempesta citochinica che si abbatte sui pazienti affetti da Covid-19. La speranza arriva dagli studi che sta portando avanti un gruppo di ricercatori guidati da Ettore Novellino, direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, che da oltre due anni sta analizzando le proprietà antiossidanti di una miscela di polifenoli, ricca di resveratrolo, presenti nelle vinacce dell'uva aglianico estratte con un processo particolare e successivamente microincapsulati per aumentarne l'assorbimento a livello intestinale.

Si è partiti da ricerche in vitro, per arrivare poi a studi sull’animale e alla clinica, su malati affetti da tubercolosi polmonare bacilliferi. Tutto questo ha consentito, ora, di avviare i lavori per la messa a punto di un protocollo sperimentale per pazienti Covid- 19 da sottoporre ad Aifa.

“Nei nostri esperimenti avevamo osservato che le condizioni di ipossia acuta o cronica, a seguito di minore irrorazione sanguigna indotta da stenosi vasale o da ridotta funzionalità cardiaca portavano alla formazione di radicali liberi o Ros”, sottolinea Novellino. “Il perdurare di tale condizione, nella sua gradualità, determina una alterazione delle pareti vasali a partire dall'endotelio di essi, con alterazioni anatomiche ma soprattutto perdita della funzionalità dell'organo in cui ciò avviene. Il target da raggiungere è quello di ridurre la produzione dei Ros al fine di bloccare il processo infiammatorio degenerativo la cui entità può essere misurata attraverso la presenza nel sangue di mediatori endogeni di infiammazione quali la interleuchina 6.  Nostri esperimenti in vitro su aorta umana e in vivo su cervello di ratto hanno dimostrato la capacità del taurisolo di esercitare tale effetto di spegnimento dei Ros con salvaguardia dell'integrità tissutale degli organi in esame”.

Inizialmente, i ricercatori hanno sottoposto ratti a ischemia prolungata chiudendo loro entrambe le carotidi per 30 minuti consecutivi. Alla riperfusione, i ratti non trattati mostravano gravi danni a livello cerebrale, quali edema diffuso e alterazione della struttura dei vasi, mentre quelli pretrattati per aggiunta di taurisolo nell'acqua da bere, posti nelle stesse condizioni di ipossia, alla riperfusione presentavano solo lievi danni e uno scarsissimo edema, il tutto dovuto allo spegnimento dei Ros da parte dei polifenoli contenuti nel taurisolo.

Acclarata la capacità del taurisolo quale agente antiossidante in vivo e soprattutto biodisponibile, si è ipotizzato un impiego anche nello stato patologico indotto dalla infezione virale da Sars-coV2.

“Il virus utilizza quale via di ingresso nell'organismo umano i recettori Ace2, maggiormente presenti a livello bronchiale e renale, che una volta attaccati costringono le cellule ospiti a produrre le proteine utili alla replicazione virale” prosegue Novellino.

“Tale fatto evoca una risposta antigenica da parte dell'organismo che si traduce in uno stato di elevatissima infiammazione con enorme produzione di Ros e alterazioni delle funzioni fisiologiche e strutturali degli alveoli polmonari che, divenuti incapaci di ossigenare il sangue, determinano una elevatissima situazione di ipossia con alterazioni strutturali dei vasi e formazione di edema, tale da richiedere una ventilazione forzata di ossigeno per poter cercare di rimuovere lo stato ipossico. In pratica si determina a livello polmonare ciò che noi avevamo già osservato a livello cerebrale con la chiusura delle carotidi. Ecco così che abbiamo pensato all’utilizzo del taurisolo nei soggetti Covid, impiegando la via aereosolica, capace di portare direttamente e in elevate quantità il concentrato laddove esso deve agire”.

Per studiare un modello umano di infiammazione polmonare e ridotta capacità respiratoria si è prima ricorso all’impiego del concentrato in alcune persone affette da tubercolosi polmonare bacillifera.

“La somministrazione di taurisolo per via aerosolica, tre volte al dì, ha fatto si che, nei primi casi osservati, i valori di interleuchina-6, mediatore endogeno dell'infiammazione, si riducessero di oltre il 50%, permettendo in tal modo un miglioramento della funzione polmonare” dice Novellino.

L’obiettivo, ora, è di sperimentare l'utilizzo del taurisolo nelle persone affette da Covid, in cui la riduzione dello stato infiammatorio, sempre misurato attraverso i valori della interleuchina-6, dovrebbe consentire loro di non precipitare nella crisi respiratoria acuta, tale da richiedere la ventilazione forzata in terapia intensiva, ma di consentire una residua ossigenazione polmonare dando modo agli ammalati di produrre i propri anticorpi necessari a bloccare l'infezione virale  e permettere la guarigione o l'assenza di sintomatologia.

“Se tutto ciò verrà confermato, il taurisolo potrà svolgere il ruolo di ridurre gli effetti concomitanti della infiammazione a livello polmonare prodotti da Sars-coV2, dando possibilità all'organismo di autoimmunizzarsi, senza precipitare nello stadio di elevata ipossia, che molto spesso ha condotto alla morte o esso potrà essere utilizzato per evitare che i pazienti poco sintomatici possano progredire nello stato patologico”.

Il protocollo sperimentale, da sottoporre ad Aifa, prevede la somministrazione domiciliare precoce di taurisolo nei casi accertati di coronavirus sotto forma di aerosol.

Nicola Miglino

Bibliografia

  • Lin, S., Ho, C., Chuo, W. et al. Effective inhibition of Mers-CoV infection by resveratrol. BMC Infect Dis 17, 144 (2017). https://doi.org/10.1186/s12879-017-2253-8
  • Lapi D, Stornaiuolo M, Sabatino L, Sommella E, Tenore G, Daglia M, Scuri R, Di Maro M, Colantuoni A and Novellino E (2020) The Pomace Extract Taurisolo Protects Rat Brain From Ischemia-Reperfusion Injury. Front. Cell. Neurosci. 14:3. doi: 10.3389/fncel.2020.00003

 

 

 

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