Si terrà a Pavia, dal 22 al 24 giugno prossimi la quinta edizione del corso teorico-pratico sull’applicazione clinica della terapia chetogenica, promosso dal Centro interdipartimentale di studi e ricerche sulla nutrizione umana e i disturbi del comportamento alimentare dell’Università degli studi di Pavia. Titolo dell’appuntamento: Dalla dieta chetogenica classica al semi-digiuno.

Pesce e carne, legumi, frutta e verdura, innanzitutto, senza dimenticare come la dieta chetogenica sia in grado di ridurre le crisi nel 50% delle persone con forme farmaco-resistenti. A ribadire i concetti chiave del ruolo neuroprotettivo dei nutrienti nelle persone con epilessia è la Lice (Lega italiana contro l’epilessia) che, di recente, ha fatto il punto sui progressi registrati in questo campo grazie alle ultime ricerche. Abbiamo chiesto alcune precisazioni a Laura Tassi, presidente di Lice e Valentina De Giorgis, responsabile, presso l’associazione, del gruppo di studio sulle dietoterapie.

D.ssa Tassi, quale ruolo può giocare la dieta nei pazienti che soffrono di epilessia?

Anche se non esiste, salvo casi specifici, una dieta espressamente dedicata, ci sono molti nutrienti che per il loro potenziale neuroprotettivo, possono essere considerati importanti per il benessere della persona che convive con questo disordine.

Ci fa qualche esempio?

Sicuramente la vitamina B6, anche detta piridossina, essenziale per alcune funzioni del sistema nervoso, in particolare per l’intervento nella sintesi di molti neurotrasmettitori come serotonina, istamina, taurina e dopamina. Ci sono poi altri nutrienti funzionali e che possono avere un ruolo di potenziale adiuvante nella gestione della frequenza critica. Tra questi, gli Omega-3, assimilabili con il salmone, il pesce azzurro e la frutta secca, la vitamina D3, assimilabile principalmente da alimenti di origine animale quali pesce azzurro, uova, e latte e suoi derivati, la vitamina E, presente in grande quantità negli olii vegetali, ma anche nei cereali integrali, nelle uova e in alcune verdure come gli spinaci e, infine, la vitamina C è invece abbondante nella frutta fresca, alcune verdure come radicchio, spinaci, broccoletti, ortaggi come broccoli, cavoli, pomodori e peperoni, tuberi e patate.

Quali consigli generali si sente di suggerire?

Tra i progressi fatti dalla ricerca possiamo considerare, per le persone con epilessia in terapia farmacologica cronica, le evidenze emerse sull’effetto positivo di un regime alimentare corretto ed equilibrato. Un’alimentazione varia, unitamente a uno stile di vita che includa un’attività fisica moderata, può determinare un reale miglioramento della qualità di vita. Per il controllo delle crisi è importante evitare l’assunzione di droghe e non esagerare con l’alcol e soprattutto assumere regolarmente i farmaci.

D.ssa De Giorgis, quale ruolo può giocare la dieta chetogenica?

Non tutte le epilessie rispondono ai farmaci. Attualmente solo il 60% dei pazienti ha un completo controllo delle crisi grazie alla terapia e al trattamento farmacologico, ma il restante 40% soffre di forme farmacoresistenti, cioè non sensibile all’azione dei farmaci, o talora intrattabili. In questi casi le opzioni sono limitate al trattamento chirurgico, all’utilizzo di alcuni dispositivi palliativi oppure, in alcune circostanze, all’adozione di uno speciale regime alimentare, la dieta chetogenica, appunto.

Di che si tratta, nello specifico?

È una dieta ricca in grassi, in particolare polinsaturi per tenere sotto controllo il colesterolo, e povera in carboidrati, che sfrutta alcuni aspetti particolari della fisiologia umana, cioè la formazione di corpi chetonici che l’organismo produce quando la quantità di zuccheri introdotta con il cibo è molto ridotta e le scorte a livello di fegato e tessuti sono pressocché esaurite e la maggior parte di organi e tessuti passa a utilizzare gli acidi grassi come fonte di energia, favorendo quindi la formazione dei corpi chetonici.

Che effetto tende a produrre la formazione dei corpi chetonici?

Sembra che siano proprio loro a ridurre l’eccitabilità dei neuroni coinvolti nella genesi delle crisi epilettiche, modulando la produzione e l’azione di specifici neurotrasmettitori. L’efficacia della dieta chetogenica, strategica e altamente efficace in alcuni specifici quadri clinici quali la sindrome da deficit di Glut1, sembra possa ridurre la frequenza delle crisi epilettiche in alcuni pazienti fino al 40-50%.

È una semplice dieta o qualcosa di più?

Si tratta di un intervento da considerare al pari del farmaco, per cui va intrapreso esclusivamente sotto controllo specialistico. La scelta di un intervento dietetico per il trattamento delle epilessie farmacoresistenti deve seguire un’attenta valutazione della sua opportunità e sostenibilità nel tempo, individuando quei pazienti in cui la dieta può essere effettivamente utile, monitorandone in maniera costante la sua corretta applicazione, minimizzando così i potenziali effetti collaterali.

Nicola Miglino

Il cannabidiolo (Cbd) è stato isolato per la prima volta dalla Cannabis nel 1940 e, sebbene inizialmente considerato un cannabinoide non attivo, da quel momento ha vissuto una lunga storia di utilizzo non ufficiale nell'epilessia e in molte altre malattie neurologiche.

Una riduzione delle crisi epilettiche fino all’85% dei casi e una remissione totale degli attacchi nel 55% dei pazienti. È quanto osservato nelle persone con epilessia farmaco-resistente chiamati a seguire una dieta chetogenica. Sono i dati presentati in occasione del convegno Dieta chetogenica. Stato dell’arte esperienza italiana organizzato recentemente dal gruppo di studio “Dietoterapie in epilessia” della Lega italiana contro l’epilessia (Lice) presso l’Ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma.

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