La dieta chetogenica potrebbe presto rivelarsi uno strumento prezioso in grado di ridurre la necessità di ricovero in terapia intensiva se non addirittura la mortalità in pazienti affetti da Covid-19. L’ipotesi, allo studio presso il Policlinico San Martino di Genova, è frutto di una serie di considerazioni fatte già lo scorso marzo da Samir Sukkar, direttore di Dietetica e Nutrizione clinica all’Ospedale genovese, condivise con Matteo Bassetti, che al San Martino dirige la Clinica di Malattie infettive, e pubblicate nei giorni scorsi su Nutrition. Nel frattempo, cominciano ad arrivare i dati di una sperimentazione clinica prossimi alla pubblicazione.

I corpi chetonici come possibile terapia contro Covid-19, influenza e altre malattie respiratorie. Un’ipotesi suggerita da un gruppo di lavoro del Buck institute for research on aging, con sede a Novato, in California, sulla base di una review pubblicata da Med, rivista del gruppo Cell Press.

Nei giorni scorsi, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato un documento dal titolo “Integratori alimentari o farmaci? Regolamentazione e raccomandazioni per un uso consapevole in tempo di Covid-19” volto a fornire alcuni chiarimenti sul ruolo differente di integratori e farmaci e a suggerire il corretto impiego della supplementazione alla luce delle numerose informazioni circolate in questi mesi di pandemia. Di seguito, una sintesi del documento divisa in due parti: una prima, più generale, sul rapporto integratori e sistema immunitario; una seconda, più specifica, dedicata a Covid-19.

Appena pubblicati su Nutrients, fanno già riflettere i dati che forniscono la prima descrizione di come la pandemia Covid-19 abbia modificato le tendenze dietetiche degli adolescenti di Spagna, Italia, Brasile, Colombia e Cile.

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