I risultati di uno studio pubblicato di recente su Public health nutrition evidenziano una carenza, di Omega-3 nel 25% delle donne americane in gravidanza prese in esame. Si tratta del “Demographic and health characteristics associated with fish and n-3 fatty acid supplement intake during pregnancy: results from pregnancy cohorts in the ECHO program”, studio condotto dall’ Harvard Pilgrim health care institute, i cui risultati giungono proprio a ridosso della pubblicazione, prevista entro fine anno, delle raccomandazioni dell’Oms e degli Us National Academies su rischi e benefici del consumo di pesce in gravidanza.
La supplementazione con acidi grassi Omega-3 è più protettiva, col passare degli anni, della vitamina D nei confronti delle malattie autoimmuni (Ad). Questa la conclusione di uno studio osservazionale su una popolazione di circa 20 mila individui che avevano partecipato al trial Vital, condotto per 5 anni, con l’obiettivo di valutare gli effetti di Vitamina D e Omega-3 nella prevenzione di malattie cardiovascolari e cancro.
Una nuova umbrella-review, pubblicata di recente sul British journal of nutrition, sottolinea l’utilità di un’integrazione con Omega-3 in aggiunta alle terapie standard nel trattamento della depressione maggiore.
Aggiungere, tra gli effetti collaterali dei prodotti a base di Omega-3, il rischio di Fibrillazione atriale (Fa). Questo quanto deciso nei giorni scorsi dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell’Ema, sulla base di una procedura di valutazione che ha preso in esame revisioni sistematiche e metanalisi di studi clinici randomizzati e controllati che hanno evidenziato un aumento del rischio dose-dipendente di Fa in pazienti con malattie cardiovascolari accertate o fattori di rischio cardiovascolare trattati con Omega-3 rispetto al placebo.