“In caso di alterazioni della funzione epatica, biliare o di calcolosi delle vie biliari, l’uso del prodotto è sconsigliato. Non usare in gravidanza e allattamento. Non utilizzare per periodi prolungati senza consultare il medico. Se si stanno assumendo farmaci, è opportuno sentire il parere del medico”. Questa l’avvertenza che gli operatori del settore sono tenuti ad apporre sulle etichette degli integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa e spp entro e non oltre il 31 dicembre 2022.

La patologia tendinea, causa di problemi muscoloscheletrici e dolore, è molto comune e ha diverse cause sottostanti, che vanno dalla rottura del tendine, all'uso eccessivo per sovraccarico sportivo, a uno stile di vita troppo sedentario.

Si ricorderà come, più o meno quattro anni fa, in Italia scattò l’allarme sicurezza per alcune segnalazioni di tossicità epatica legate al consumo di prodotti contenenti in particolare curcumina e piperina. Proprio questa combinazione, nata per aumentare la biodisponibilità del derivato della curcuma, è divenuta di nuovo oggetto di riflessione da parte dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) che si è pronunciato sulle potenziali cause di eventuali eventi avversi legati a sovradosaggio di curcumina.

Curcumina per rallentare la progressione dell’insufficienza renale cronica (Irc) con un’azione, tra l’altro, diretta anche sul microbiota intestinale. Un’area di studio che comincia a dare evidenze sperimentali, come confermato da un recente studio clinico italiano pubblicato su Nutrients. Ne abbiamo parlato con Laura Soldati, docente di Scienze dietetiche applicate all’Università di Milano e coordinatrice della ricerca.

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