Il consumo abituale di flavonoli potrebbe diminuire la probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Questa la conclusione di uno studio condotto da gruppo di ricercatori della Rush University di Chicago appena pubblicato su Neurology, la rivista dell'American academy of neurology.

Un anno per testare una nuova strada contro le malattie neurodegenerative. L’Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano (Roma) ha avviato, in collaborazione con Igea PharmaNV, uno studio neuropsicologico sull’efficacia di un integratore alimentare a base di oleuropeina e glutatione biodisponibile nel trattamento dei disturbi cognitivi e comportamentali.

Controllare l’alimentazione, conoscere i comportamenti nutrizionali inappropriati, sapere come allestire un pasto e quali alimenti preferire piuttosto che eliminare. Sono alcuni dei grandi capitoli intorno ai quali ruota “Io sono l’Alzheimer” (Gribaudo editore, 198 pp., Euro 14,90), una vera e propria guida per tutti coloro che ogni giorno, direttamente o indirettamente, convivono con questa malattia.

Mangiare e bere possono diventare un problema, sia per il malato, sia per chi lo assiste. Ecco allora i preziosi suggerimenti su come garantire la meglio la corretta idratazione, su quali possano essere i menu consumati con maggiore agilità, anche o soprattutto con le mani e già tagliati a pezzettini per permettere al malato, per esempio, di mangiare in piedi se non resiste seduto. Come qualità di cibo, preferire i prodotti integrali, legumi, frutta e verdura mentre e ridurre il consumo di sale, latticini, zuccheri semplici.

Da non sottovalutare, infine, la Food therapy: toccare, manipolare, cogliere la differenza tra i colori degli alimenti, la loro consistenza, i loro profumi, percepire il dolce, il salato, l’agro è un’attività esperienziale che favorisce la percezione di sé e dell’ambiente circostante, l’espressività, la comunicazione verbale e non.

“Ricordiamoci”, conclude l’autrice, Simona Recanatini, giornalista esperta di salute “che i momenti alimentari devono essere funzionali a riattivare le funzioni cognitive dei malati e a risvegliare la memoria affettiva del cibo”.

 

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer's Disease il regolare consumo di funghi sarebbe un ottimo sistema per prevenire o rallentare il declino cognitivo

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